La differenza vera che si è vista ieri sera tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi è che il presidente del Consiglio ha parlato come uno che lavora da cinque anni e deve parlare con realismo, il Professore ha parlato senza sentirsi in obbligo di dire come farà le cose che ha promesso di fare. Come se parlasse dalla luna, come se non fosse stato un presidente del Consiglio buttato fuori dal governo dagli stessi con i quali oggi si ripropone quasi fossero un'allegra brigata tutta d'amore e d'accordo.
Le tasse. Prodi ha ripetuto che diminuirà il cuneo fiscale di 5 punti: totale 10 miliardi di euro. Roberto Napoletano, direttore del Messaggero, gli ha chiesto due volte dove troverà i soldi e lo ha anche pregato di non parlare di evasione fiscale, perché non ci crede nessuno. Alla fine, dopo una serie di discorsi, e dopo aver informato che ha fatto bene i conti, ha detto che la cosa più seria per trovare i soldi sarà lottare contro l'evasione fiscale. Quando fu al governo di tutto questo non si vide traccia. Ha elogiato l'Irap dicendo che aveva sostituito altre tasse e che è una tassa per la salute. Berlusconi lo ha informato, perché al Professore era sfuggito, che nel pomeriggio di ieri l'Avvocato generale della Corte di Giustizia europea si era pronunciato contro dicendo che è un doppione dell'Iva e che quindi va vietata.
Grandi opere. Berlusconi ha ricordato che il suo governo ha trovato risorse pari a dieci volte quelle che erano state messe a disposizione dal governo precedente. Ha poi ricordato che chi blocca le opere pubbliche sono la cultura e i movimenti della sinistra che, come disse Montezemolo, non un appartenente al centrodestra, rappresentano la cultura del no. Prodi ha detto che nel suo programma ci sono i grandi corridoi europei. Si è dimenticato che la Tav non c'è perché i suoi gli hanno detto che se ce l'avesse messa il programma se lo sarebbe firmato solo lui e lo avrebbe stampato a spese proprie, per i suoi amici e conoscenti. Come si fa a governare in un Paese dove tutti bloccano tutto? Lo ha chiesto ancora Napoletano. Berlusconi ha raccontato cosa ha fatto e gli sforzi che ha profuso per il dialogo con tutte le difficoltà che ha incontrato soprattutto per un uso politico dello sciopero da parte del sindacato. Prodi ha raccontato una favola: lui può concertare perché è libero dai partiti e, quindi, può portare avanti i suoi programmi in un dialogo continuo ma, poi, decidendo con vigore. Più che di Prodi libero noi ci ricordiamo dei partiti che si liberarono di lui mettendo D'Alema sulla poltrona lasciata «liberamente» da Prodi stesso. Ancora: il Professore ha detto che per la riforma del servizio civile deciderà cosa fare insieme ai giovani: anzi saranno loro a decidere. Mah.
Conti pubblici. Prodi ha sostenuto che lui e la sua coalizione sono caratterizzati dalla serietà sul fronte della finanza pubblica. Berlusconi gli ha ricordato quello che hanno stabilito l'Istat e l'Eurostat e, aggiungiamo noi, è stato ricordato recentemente da Luca Ricolfi e, qualche anno fa, dal professor Onori, consulente dello stesso Prodi. Il centrosinistra aveva lasciato un deficit pari allo 0,8% che, in realtà, era al 3,2%: 37.000 miliardi di vecchie lire che influirono negativamente anche sul Pil degli anni successivi.
Prodi non conta sul programma, conta su quel che dice al suo blocco di potere. Berlusconi non lo può fare.
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