«Baccan» veniva affettuosamente chiamato il Capitano sui bastimenti (non Comandante, perché «chi comandava a bordo era il Padreterno e il Vento»). La parola «camallo», familiare ai genovesi, significa facchino, portuale addetto al lavoro in banchina, e deriva da «camallâ», trasportare pesi sulla schiena. Emblema del portuale è il gancio, «strumento in acciaio, appuntito, con all'estremità una traversa di legno tornita per impugnarlo. Serve per manipolare qualsiasi tipo di merce; era come un prolungamento del braccio con in più una mano d'acciaio». Unico e prezioso nel suo genere, «Parlar camallo & Parlar marinaio» di Pro Schiaffino raccoglie e fa rivivere piacevolmente termini, aneddoti, fatti e tradizioni legati al lavoro in porto e a bordo delle navi. Due mondi oggi profondamente mutati, ma rimasti intatti nella memoria e nel cuore dell'autore, che ha navigato prima come ufficiale, poi come comandante, per lavorare in seguito nell'ufficio operativo di compagnie di navigazione. Numerose le parole genovesi prese a volte in prestito da altre lingue, come «galloé», dall'inglese «galley», cambusa. Gustosi i soprannomi o «nomiàggi» in sostituzione dei cognomi, a sottolineare qualche caratteristica individuale, come «Gianchetto», bianco di carnagione, «Biglia», testa rotonda e pelata, «Caramba», proveniente dall'Argentina.
Dopo la prima parte, dedicata al glossario, agli usi e costumi del porto di Genova, la seconda racconta i ricordi legati al mondo dei naviganti. Con la fiera convinzione che «soltanto il vero uomo è capace di andare coscientemente contro un ostacolo per misurarsi e vincere», si affrontano l'austerità spartana delle navi di costruzione inglese, i momenti difficili a bordo, come il temuto rischio della nebbia, e prove memorabili, come quella del Terzo Ufficiale alle prime armi che risolve qualsiasi emergenza sanitaria consultando il Manuale del Dottore. Ma si serbano anche ricordi piacevoli e commoventi: il profumo di focaccia all'alba, il caffè servito in sala nautica, «il più buono del mondo», il cameriere di bordo che ha per il suo Comandante «le attenzioni di una vecchia mamma» e gli porta una tazza di brodo caldo dopo le lunghe ore di guardia al freddo sul ponte. Non mancano le passeggere riservate, tutte casa e famiglia, che a bordo, con tanti uomini disponibili, non si lasciano sfuggire l'avventura. E le navi ospitano anche animali: cani, gatti, topi, scarafaggi, puma feroci e scimmie affettuose.Il contrabbando, poi, «per i naviganti non è un peccato: è un mezzo per facilitare il commercio». La saggezza e la psicologia dell'uomo di mare si ritrovano nei proverbi: «A segondo do vento fanni e veie» (A seconda del vento alza le vele), «Sensa vin se naviga, sensa mugugno no» (Senza vino si naviga, senza mugugno no). E c'è molto amore per Genova: porto prediletto, il più fornito per ogni necessità di bordo - tanto che si diceva «Gh'é de tutto comme a Zena» (c'è di tutto come a Genova) - e spettacolo affascinante per chi vi rientra dal mare.
Pro Schiaffino, «Parlar camallo & Parlar marinaio», Nuova Editrice Genovese, pagg. 192, euro 14,90.
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