Dal 2019 la Palestina potrà agire di fatto come membro ​dell'Onu

L'Assemblea Generale della Nazioni Unite ha approvato a larga maggioranza la possibilità per la Palestina di agire come un membro effettivo dell'Onu in occasione delle riunioni inerenti al G77, l'organizzazione dei paesi in via di sviluppo della quale è stata nominata presidente lo scorso anno

Dal 2019 la Palestina potrà agire di fatto come membro ​dell'Onu

La Palestina si appresta sempre di più a diventare un membro effettivo delle Nazioni Unite, questo nonostante le numerose proteste internazionali e nonostante non sia ancora prevista un'adesione formale all'organizzazione. Questo martedì infatti, durante una riunione dell'Assemblea Generale della Nazioni Unite, i 193 Paesi aderenti hanno votato per consentire allo Stato palestinese di agire di fatto come membro dell'Onu - a partire dal 2019 - in occasione delle sedute inerenti al cosiddetto G77, la coalizione intergovernativa che riunisce 134 paesi del mondo dichiarati in via di sviluppo e della quale la Palestina è stata nominata presidente lo scorso luglio. Già allora la decisione aveva suscitato forti malumori tra gli oppositori dell'integrazione palestinese in seno all'Onu, con il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman che ebbe a dichiarare: "Ormai non ci sono più dubbi. Le Nazioni Unite sono in mano ai nemici di Israele. L’imparzialità dell’organizzazione internazionale è solo un ricordo. Il Governo che io rappresento non ha la minima intenzione di collaborare con un ente che appoggia le istanze di Hamas. La maggioranza dei membri delle Nazioni Unite ha manifestato in maniera inequivocabile il proprio disprezzo nei confronti del diritto di Israele a difendersi dai terroristi".

La votazione, che ha visto una larga maggioranza di sostenitori della Palestina come membro Onu, ha avuto 146 voti a favore, 15 astenuti e 3 contrari: Stati Uniti, Australia ed ovviamente Israele. A tal proposito l'ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite Jonathan Cohen ha affermato: "Non possiamo supportare gli sforzi dei palestinesi nel migliorare il loro status di paese membro al di fuori dei negoziati ufficiali. Gli Stati Uniti non riconoscono l'esistenza di uno stato palestinese." - aggiungendo -"Ci opponiamo fermamente all'elezione della Palestina come presidente del G77 ed alla cosiddetta 'risoluzione di abilitazione'. Solo gli stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero avere il diritto di parlare e di agire a nome dei principali gruppi intergovernativi interni all'organizzazione".

Affermazioni in linea con quelle dell'ambasciatrice australiana Gillian Bird, che successivamente ha dichiarato: "La decisione dell'Australia di votare no alla risoluzione riflette la nostra posizione di lunga data sulla Palestina e sui suoi tentativi di essere riconosciuta come stato all'interno degli organismi internazionali. Questi tentativi sono per noi profondamente inutili nel contesto della cosiddetta 'Soluzione dei due Stati' con Israele".

La questione del riconoscimento palestinese ha inizio il 29 novembre 2012, quando le Nazioni Unite approvarono l'adesione dell'Autorità Nazionale Palestinese come membro osservatore dell'Assemblea Generale, mantenendo tuttavia lo status - condiviso con la Santa Sede - di Stato non membro. Questo status consente alla Palestina di partecipare alle votazioni dell'Assemblea Generale e di aderire ad alcune organizzazioni correlate all'Onu, ma non le permette di prendere parola durante le riunioni se non dopo che hanno parlato tutti gli altri stati membri.

Con questa nuova risoluzione - redatta dall'Egitto - sarà invece consentito alla Palestina di operare formalmente come fosse uno stato membro a pieno titolo, potendo quindi presentare o promuovere proposte ed emendamenti, facendo dichiarazioni e sollevando punti all'ordine del giorno. Tutto questo ovviamente sarà possibile esclusivamente nel ristretto campo dei lavori del G77, presentandosi quindi non come Palestina tout court ma come presidente dell'organizzazione.

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