Il Gruppo dei 77, costituito da 135 Paesi in via di sviluppo, ha eletto la Palestina quale suo presidente. Per la prima volta, un membro dell’Onu privo di diritto di voto in Assemblea Generale viene designato alla guida di tale “blocco” geopolitico, del quale fanno parte Stati rappresentanti l’80% della popolazione mondiale. La scelta dei Paesi in via di sviluppo è stata fortemente criticata da Israele e Usa.
Il Gruppo dei 77, alleanza creatasi nel 1964 tra diversi leader del Terzo Mondo al fine di tutelare con maggiore efficacia gli interessi delle economie emergenti, ha designato quale suo presidente uno Stato non unanimemente riconosciuto nel contesto internazionale. La Palestina, infatti, non è membro a tutti gli effetti delle Nazioni Unite, ma gode soltanto dello status di “osservatore”. Gli Stati Uniti, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, si sono sempre rifiutati di riconoscere come “entità statuale” l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), costringendo gli organi delle Nazioni Unite ad accordare, nel 2012, diritti limitati ai rappresentanti del Governo di Ramallah. I delegati palestinesi non hanno diritto di voto in Assemblea Generale. Essi possono soltanto prendere la parola durante le sessioni di quest’ultima e presentare progetti di risoluzione. Il cambio al vertice del Gruppo dei 77 avrà luogo ufficialmente agli inizi del 2019.
Il “blocco” dei Paesi in via di sviluppo ha giustificato tale scelta evidenziando l’“eroica” tenacia dei palestinesi nel perseguire la pace in Medio Oriente attraverso il negoziato, malgrado l’atteggiamento “guerrafondaio” della controparte israeliana. Sameh Shoukry, Ministro degli Esteri dell’Egitto, nazione che attualmente presiede il Gruppo dei 77, ha dichiarato: “La nomina della Palestina quale guida della coalizione è un evento storico, dalla forte valenza simbolica. Tale decisione rappresenta il riconoscimento dell’eroica tenacia dimostrata in questi anni dalle autorità di Ramallah nel perseguire la pace in Medio Oriente attraverso il negoziato. Mentre Israele ricorreva in maniera indiscriminata alla forza militare, il Presidente Abu Mazen ribadiva la propria fedeltà alla diplomazia e tentava in ogni modo di fare immediatamente tacere le armi". Riyad Mansour, rappresentante permanente dell’Anp all’Onu, dopo avere ringraziato i membri del Gruppo dei 77, ha affermato: “La decisione presa da 135 Paesi rappresentanti l’80% della popolazione mondiale è un grande passo verso il riconoscimento della Palestina quale entità statuale a tutti gli effetti”. Mansour si è poi rivolto alle autorità israeliane e statunitensi: “Netanyahu e Trump si devono rassegnare. La Palestina è uno Stato. È inutile negare l’evidenza".
Avigdor Lieberman, Ministro della Difesa israeliano, ha duramente criticato il cambio al vertice del “blocco” dei Paesi in via di sviluppo: “Ormai non ci sono più dubbi. Le Nazioni Unite sono in mano ai nemici di Israele. L’imparzialità dell’organizzazione internazionale è solo un ricordo. Il Governo che io rappresento non ha la minima intenzione di collaborare con un ente che appoggia le istanze di Hamas. La maggioranza dei membri delle Nazioni Unite ha manifestato in maniera inequivocabile il proprio disprezzo nei confronti del diritto di Israele a difendersi dai terroristi.” Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu, ha espresso “profonda delusione” per la nomina della Palestina alla Presidenza del Gruppo dei 77: “La maggioranza dei Paesi rappresentati in Assemblea Generale, invece di collaborare con gli Stati Uniti e Israele nell’ambito della lotta al terrorismo internazionale, preferisce lanciare provocazioni. Il Gruppo dei 77 ha fatto una scelta che mi ha profondamente delusa.
I governanti palestinesi hanno sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo e non hanno mai condannato in maniera netta gli attentati diretti contro la popolazione israeliana. Non si doveva dare un simile riconoscimento a una leadership così ipocrita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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