Le 24mila granate di Kim in viaggio verso l'Egitto

Sequestrate 24mila granate e materiali bellici per 23 miliardi di dollari in acque egiziane su una nave nordcoreana: erano destinati all'esercito egiziano

Le 24mila granate di Kim in viaggio verso l'Egitto

Ventiquattromila granate a razzo. E in più l'occorrente per costruirne altre seimila. Un arsenale record che dalla Corea del Nord stava per finire nelle mani di uomini d'affari egiziani, che le avrebbero rivendute all'esercito del Cairo.

Lo rivela un'inchiesta del Washington Post, che cita un rapporto dell'Onu e parla del " più grande sequestro di munizioni nella storia delle sanzioni contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea". Le granate - dal valore di 23 milioni di dollari - erano nascoste sotto un carico di minerali di ferro a bordo di una nave nordcoreana, battente bandiera cambogiana, fermata in acque egiziane, poco prima dell'ingresso nel canale di Suez.

La vendita di armi è una delle maggiori fonti di sostentamento del regime di Kim Jong-un, colpito da dure sanzioni economiche da parte dell'Onu per i suoi programmi missilistico e nucleare. Non è chiaro se il pagamento delle granate sia già arrivato, ma l'Egitto non è certo l'unico Paese che acquista armi dalla Corea del Nord: nella lista ci sono anche Myanmar, Siria, Iran, Cuba, Eritrea e Hezbollah.

La nave, Jie Shun, poco più che un rudere dalle descrizioni, era salpata dal porto nord-coreano di Haeju il 23 luglio scorso, con 23 uomini a bordo. Registrata a Phnom Penh, batteva bandiera cambogiana, anche se di proprietà nord-coreana, per evitare di attirare attenzioni sgradite. Passata attraverso lo stretto di Malacca, l'Oceano Indiano e il Mar Rosso, la nave è stata fermata, su segnalazione degli Usa, per un'ispezione da un'imbarcazione egiziana prima di raggiungere il canale di Suez. Al porto di al-Adabiyah venne scoperto il quantitativo di armi, tutte copie dei Pg-7 di fabbricazione sovietica.

A un'analisi più attenta, compiuta da ispettori dell'Onu, era emerso, però, un altro particolare: le armi non erano affatto nuove, come avrebbe fatto credere l'etichetta posta su ognuna di loro, datata marzo 2016, ma giacenze di magazzino, vendute a prezzi più bassi delle armi in commercio. Il carico è stato distrutto sotto la supervisione degli ispettori delle Nazioni Unite, ma l'episodio sarebbe stato l'ultimo di una serie che avrebbe contribuito ad aumentare la diffidenza di Washington nei confronti del Cairo.

Proprio pochi mesi prima, durante l'incontro tra Trump e al-Sisi alla Casa Bianca, il presidente Usa aveva sottolineato il "magnifico lavoro" che il presidente egiziano stava conducendo, ma in privato aveva sottolineato l'importanza di rispettare le sanzioni alla Corea del Nord e di "smettere di fornire aiuti

economici e militari" a Pyongyang. L'irritazione di Washington era sfociata, alcuni mesi più tardi, nella decisione dell'amministrazione Trump di tagliare 291 milioni di dollari di assistenza economica e militare al Paese.

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