96 ore a Copenaghen, nella città-esperimento senza auto

Tra biciclette, mezzi eco, agricoltura bio e rinnovabili la Capitale danese sogna un intero Stato "green" entro i prossimi 40 anni

96 ore a Copenaghen, nella città-esperimento senza auto

Il paradiso della «green economy» esiste ed è nella vecchia Europa. A Copenaghen, in un Paese - come quello danese - tanto silente quanto efficiente, si sta realizzando concretamente ciò di cui sempre più insistentemente ci si pronuncia in questi tempi di collettivo malessere ambientale. Benvenuti in una Capitale atipica, quasi in miniatura ma non minimizzata, alternativa ma non chic: la città green più vivibile al mondo.

Sono alcuni anni che Copenaghen é esplosa anche nelle guide turistiche come città delle biciclette, in barba alla più famosa e pop concorrente europea nel settore, Amsterdam. Spostarsi nella capitale danese sulla sue ruote è una consuetudine, oltre che un piacere e quasi un segno identificativo della cittadinanza «Norden». E l'attenzione che la città e il suo governo dedicano al mondo ciclabile é enorme, oltre che tangibile: piste ciclabili apposite si diramano lungo tutte le principali arterie e i parcheggi riservati (persino su due piani) in prossimità di stazioni ferroviarie, di bus e di piazze non bastano mai. Senza contare il numero impressionante di biciclette a noleggio, altro fenomeno che in Italia continua ad incontrare scarsa fortuna ma che già al di là delle Alpi ha abbondanza di senso e fruitori.

Fattore culturale, scarsa densità abitativa o efficienza dei mezzi pubblici che sia, la verità è che le automobili che attraversano le enormi strade danesi sono pochissime; ai cittadini di Copenaghen non piace guidare i mezzi a motore, questa è la verità. Ma non si tratta solo di un semplice desiderio individuale; sussiste qui un’educazione al senso civico e al rispetto dell’ambiente come parte integrante della residenza. Non un obbligo, ma una consapevolezza. In effetti siamo di fronte ad un fenomeno comune anche ad altri europei ma non agli italiani. E lo sappiamo bene, basta fare un conteggio delle auto che circolano nelle nostre principali città.

Sono le 10 del mattino, un vento polare fa da contorno ai due gradi che raggelano la città. Eppure sono decine i postini che sfrecciano su Gothersgade in sella a biciclette adattate per il trasporto della corrispondenza. Scene d’altri tempi - se guardate con gli occhi di un europeo del Sud qualsiasi - e non in un paesino dell’entroterra danese, ma nella sua città principale. Quelle stesse correnti gelide e graffianti sui visi sono uno dei tesori del «Paese più felice al mondo»: proprio in alcuni mesi del 2015 il vento è arrivato a coprire anche il 140% della domanda di energia, garantendo completamente il fabbisogno elettrico nazionale.

A Copenaghen il giorno invernale dura poco. Nel primo pomeriggio il sole è già calato e gli operatori ecologici già lavorano. Furgoni grandi e rumorosi per la raccolta della spazzatura non hanno per nulla stile «danish», qui i netturbini (che in realtà tali non sono, dal momento che hanno turni in diverse ore della giornata) lavorano su camioncini in miniatura. Simili a golf cart, i mezzi funzionano ad energia elettrica e non emettono neppure un ronzio. Quando si parla di ambiente ed energia sembra tutto al suo posto, in questa piccola capitale di 600mila abitanti, e pare che sia naturale. Ma non siamo di fronte a casi isolati: dietro c’è una rigida e forte organizzazione del governo, che da un paio di decenni ha intrapreso questa temeraria strada finora battuta da altri Paesi senza successo. Tanto per fare un esempio, un primo obiettivo verso la conversione totale al verde riguarda il 2020. Entro i prossimi cinque anni la Danimarca raddoppierà la superficie dei terreni coltivati con metodo biologico e via via proseguirà la propria trasformazione all'insegna dell'agricoltura naturale. Un progetto grandioso, che prevede il suo acme nel lungo termine: entro il 2050 il governo della Danimarca intende produrre tutta la sua energia da fonti rinnovabili.

Secondo il piano energetico varato dal Governo di Copenaghen, infatti, tra meno di 40 anni il Paese dirà addio ai combustibili fossili e sarà in grado di soddisfare l’intero fabbisogno nazionale esclusivamente attraverso le fonti rinnovabili. Il cambio di pelle di Copenaghen, intanto, è già in atto da tempo con risultati evidenti, ma la città-esperimento potrebbe diventare la prima di una rivoluzione dell’energia e della mobilità degli anni duemila.

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