Trump è abituato alle sfide impossibili. Ma con Roy Moore, candidato per il seggio vacante del Senato in Alabama, non gli è andata bene. Il presidente ne ha preso atto e, senza troppi giri di parole, ha preso le distanze dall'ex giudice 71enne, esponente della destra religiosa americana, che in campagna elettorale era stato duramente accusato di aver abusato di alcune adolescenti negli anni ’70, Moore è stato battuto dal democratico Doug Jones; una vittoria che dopo un quarto di secolo riconsegna al partito dell'asinello il seggio di uno Stato profondamente conservatore.
La sconfitta colpisce direttamente Trump, che per Moore si era speso tantissimo. Passate alcune ore dall'annuncio dei risultati, però, Trump corregge il tiro e ricorda che lui all'inizio, nelle primarie repubblicane, aveva sostenuto il rivale di Moore, Luther Strange. "Il motivo per cui sostenevo Luther Strange è perché avevo detto che Roy Moore non sarebbe stato in grado di vincere le elezioni. Avevo ragione!", ha scritto il presidente su Twitter. Subito dopo la chiusura delle votazioni, quando era risultata evidente la sconfitta di Moore, Trump si era congratulato con Jones.
Ma ora che succede? La vittoria del democratico assottiglia la maggioranza repubblicana al Senato (che ora ha 51 dei 100 seggi) e sicuramente non aiuta l’approvazione delle prossime riforme volute dal presidente, a partire dalla riforma fiscale.
Il Wall Street Journal stronca Bannon
"I risultati dell'Alabama mostrano che a Steve Bannon non importano le vittorie dei conservatori, ma l'affermazione personale come 'king player'. Elettori repubblicani, prendete nota: Bannon vi fa perdere". È durissimo l'affondo del Wall Street Journal, che senza troppi giri di parole imputa all'ex stratega della Casa Bianca la sconfitta di Moore. "Bannon - si legge ancora - vuole deporre Mitch McConnell come leader della maggioranza, anche a costo di perdere il controllo del Senato". Il giornale conservatore non manda solo un messaggio alla cosiddetta Alt Right, animata dal movimento di Bannon, ma anche alla leadership Gop e in particolare al presidente Trump. "Molti elettori del Gop considerano importante la moralità del candidato, e non accetteranno un comportamento così scorretto da un politico, qualsiasi sia la posta in gioco", si legge ancora nell'editoriale in cui si stigmatizza il fatto che Trump abbia continuato a sostenere Moore anche dopo le accuse di molestie a minorenni. "Gli elettori Gop che hanno ignorato Trump ed hanno bocciato Moore vogliono anche un presidente agisca in modo presidenziale" Il duro attacco a Bannon del Wsj è in linea con la dichiarazione arrivata dal Senate Leadership Fund, gruppo vicino a McConnell che, insieme agli altri leader repubblicani avevano chiesto agli elettori di non votare Moore. Salvo poi rimanere spiazzati quando Trump aveva dato il proprio endorsement a Moore. Secondo il gruppo vicino al leader della maggioranza Gop, la sconfitta di Moore "ci ricorda in modo brutale che la qualità del candidato è importante" anche in stati considerati blindati come l'Alabama. "Non solo Steve Bannon ci è costato un seggio al Senato cruciale in uno degli stati più repubblicani del Paese, ma ha trascinato anche gli Stati Uniti nel suo fiasco".
A microfoni spenti, gli alleati di McConnell mostrano comunque di essere rincuorati dalla debacle del candidato di Bannon in Alabama in vista delle grandi battaglie fratricide che il direttore di Breibart ha annunciato per le prossime primarie repubblicane.
Diversi finanziatori che si erano mostrati interessati a sostenere ai candidati di Bannon che sfideranno i senatori Gop in carica per la nomination alle elezioni per il Senato del 2018, ora potranno essere molto più cauti nello staccare assegni. "Bannon è diventato tossico ed è il maggiore pericolo per l'agenda di Trump", sentenzia, parlando con The Hill, Billy Piper, lobbista Gop ed ex capo dello staff di McConnell.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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