Finisce l’era Obama. Otto anni e molte aspettative, otto anni e molte delusioni. Il primo presidente afroamericano lascia con un mucchio di promessa mancate più per le attese che aveva creato che per la realtà che ha trovato e ha gestito. Le aspettative sono state il suo nemico più forte. possono essere il peggior nemico di chiunque, compreso. Obama è entrato in carica il 20 gennaio 2009, nel momento più nero dell’ultimo secolo americano: nel pieno di una crisi economica molto più profonda di quanto si credesse allora, diventata in fretta una crisi sociale incredibile. Obama promise di far rivivere il sogno che la sua storia raccontava all'America stessa e al mondo intero. Lo fece con una campagna elettorale pazzesca, trasformatasi via via nella più imponente e innovativa campagna di comunicazione globale mai vista conclusa col suo arrivo alla Casa Bianca. Oggi quella Casa la lascia dopo un altrettanto imponente fallimento comunicativo. Perché Obama non è riuscito a raccontare all'America e quindi al mondo che otto dopo comunque qualcosa nel Paese è migliorato. Gli ultracritici dicono: per forza, peggio di com'era l'America all'epoca non poteva essere. Eppure non è solo questo. Ci sono dati che potrebbero far dare un giudizio migliore: disoccupazione, Pil, criminalità, aspettative di vita. E però il percepito dell'America è diverso, per certi versi opposto, e ha contribuito a creare il fenomeno Trump. Il problema sono proprio le aspettative, l'illusione creata e tradita dal realismo della vita, delle scelte, della politica.
Otto anni dopo è un presidente che non ha fatto peggio di altri, ma che ha perso sull'unica cosa che all'epoca nessuno pensava potesse fallire: essere diverso, incarnare il cambiamento, autocompiersi in un leader in grado di unire il Paese e perché no il mondo. Ha fallito la prima cosa e di conseguenza la seconda. Il giudizio vero arriverà tra dieci anni. Oggi ci sono solo i rimpianti. Tanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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