La Corte suprema austriaca ha appena dato il via libera all’espropriazione, da parte delle autorità federali, della casa natale di Adolf Hitler, situata nella località di Braunau am Inn, al confine tra la repubblica alpina e la Germania, e adibita, per tutta l’esistenza del Terzo Reich, a“tempio del nazismo”.
Finora, infatti, la sorte dell’immobile che, nel 1889, ha visto nascere il futuro Führer è stata al centro di una controversia legale iniziata nel 2016, quando il parlamento nazionale decise di requisire l’edificio, in stato di abbandono dal 2011, per dare una "reputazione migliore" alla cittadina di confine e anche per mettere fine ai “pellegrinaggi” compiuti in quel luogo da militanti di estrema destra. L’iniziativa delle autorità federali aveva però scatenato la dura reazione di Gerlinde Pommer, erede della storica famiglia di proprietari del luogo di nascita di Hitler, ubicato al numero 15 della Salzburger Vorstadt.
Alla base delle contestazioni avanzate in tribunale dalla donna contro la procedura di espropriazione varata dal parlamento e dal governo di Vienna vi era innanzitutto la messa in evidenza dell’“illegittimità” di tale iter, in quanto iniziato senza che le istituzioni avessero dato “alcun preavviso” alla titolare dell’edificio. La Pommer denunciava inoltre il fatto che le autorità austriache volessero “stravolgere l’assetto dei luoghi” demolendo la palazzina in questione e, inoltre, si lamentava dell’entità “misera” dell’indennizzo propostole dalle stesse quale conseguenza della requisizione dell’immobile.
Inizialmente, le ragioni della ricorrente erano state accolte dal tribunale di primo grado, che aveva annullato per “violazione di legge” la procedura promossa da Vienna, ma, in seguito, altre istanze di giudizio avrebbero invece dato ragione ai pubblici poteri. L’ultima sentenza favorevole alle istanze governative è appunto quella recentemente emessa dalla Corte suprema.
Il massimo organo giudiziario della repubblica alpina, nel dare il nullaosta definitivo al trasferimento al demanio della casa natale di Hitler, ha dichiarato sia la natura “congrua” del rimborso deciso dall’esecutivo a beneficio della Pommer, pari a 810mila euro, sia la compatibilità con i regolamenti urbanistici locali del piano governativo inteso a “cancellare ogni traccia” della casa natale del Führer mediante una demolizione.
Le istituzioni federali, nell’apprendere la notizia della vittoria processuale conseguita presso la Corte suprema, hanno espresso “profonda soddisfazione”, ma, contestualmente, hanno dichiarato di “non volere procedere immediatamente” con l’abbattimento della palazzina situata al civico 15 della Salzburger Vorstadt.
Il ministro dell’Interno austriaco, Wolfgang Peschorn, ha infatti precisato che, attualmente, l’esecutivo starebbe vagliando diverse “alternative”, tra cui quella di mantenere in piedi la storica costruzione apportandole soltanto alcuni “minimi ritocchi nella facciata”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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