Badshah Khan e l'islam non violento che fa paura ai talebani

L’attacco armato di ieri all’Università di Charsadda, in Pakistan, aveva come obiettivo quello di colpire la memoria di Badshah Khan, l’esempio di una via islamica alla non violenza

Badshah Khan e l'islam non violento che fa paura ai talebani

L’attacco armato di ieri all’Università di Charsadda, a circa cinquanta chilometri da Peshawar nel Pakistan nord-occidentale – che ha causato più di venti morti e numerosi feriti - aveva un obiettivo ben preciso: macchiare di sangue, nell’anniversario della sua morte, la memoria di Khan Abdul Ghaffar, conosciuto come Badshah Khan, il Gandhi musulmano. Proprio ieri, infatti, nella ricorrenza della sua scomparsa avvenuta nel 1988, nell’ateneo a lui intitolato, si sarebbe dovuto svolgere un recital di poesie in suo onore.

Badshah Khan, per le sue posizioni pacifiste e contrarie alla dominazione britannica si è scontrato più volte con i metodi coloniali inglesi. E Come Mahatma Gandhi, sosteneva l’unione tra indù e musulmani nella resistenza al colonialismo, basandosi sull’amore verso il prossimo. “Musulmano – spiegava Badshah Khan – è colui che non ferisce mai nessuno nè con parole né con azioni e lavora invece per il benessere e la felicità delle creature di Dio. La fede in Dio è amore del proprio compagno”.

Nel 1929, fonda i Khudai Khidmatgar, il primo esercito non violento della storia. Oltre 80 mila persone entrano a far parte della sua armata pacifista, promettendo di “servire l’umanità nel nome di Dio”, “di astenersi dalla violenza e dal cercare vendetta”, “di perdonare coloro che opprimono o trattano con crudeltà”, “di astenersi dal prendere parte a litigi e risse”, “di trattare tutti i pathan come fratelli e amici”, “di vivere una vita semplice, di praticare la virtù e di astenersi dal male”, “di avere modi gentili ed una buona condotta, e di non condurre una vita pigra” ed, infine, “di dedicare almeno due ore al giorno all’impegno sociale”.

Un impegno sociale che lo ha visto protagonista. Badshah Khan, infatti, dopo aver fondato una scuola per educare gratuitamente i bambini, si era ritrovato anche ad insegnare. “C’era carenza di insegnanti e di fondi per la nostra scuola – si legge nella sua autobiografia - così ho iniziato anche io ad insegnare ai bambini”.

Ancora oggi molti musulmani di tutto il mondo lo ricordano come l’esempio di una via

islamica alla non violenza. Per i talebani e tutti gli estremisti radicali, invece, che hanno fatto della morte il proprio modus operandi, ricordarsi di Badshah Khan significa essere un nemico e un obiettivo da colpire.

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