Banksy continua così (ma adesso porta i migranti a casa tua)

L'artista misterioso ha finanziato una motovedetta in disuso per mandarla a "caccia di migranti" da salvare del Mediterraneo. Porta il nome di un'anarchica francese, ha una capitana tedesca e un armatore britannico: ma i porti, quelli, devono essere sempre italiani

Banksy continua così (ma adesso porta i migranti a casa tua)

Sono passate 96 ore da quando la "Luoise Micheal", motonave finanziata e dipinta di rosa shocking da Banksy, ha iniziato a fare notizia. E ha già "salvato" 400 migranti dalle onde del Mediterraneo, incrociando, per andare a colpo sicuro, sulle rotte calde battute dagli scafisti.

L'imbarcazione è molto carina. È bello il nome, preso da una femminista anarchica e massona francese; è bello lo stencil che ricorda un murales e che si nota in prospettiva della murata - una bambina in classico stile Banksy che tende un salvagente a forma di cuore -; ed è bello che un'artista visionario e milionario come lui, fornisca un contributo concreto con una risonanza mediatica indubbia, ad una causa nella quale crede. Una causa, quella del salvare vite in mare, che nessuno ha mai messo in dubbio per nobiltà, legittimità e giustizia: questo finché le leggi del mare non sono state trasgredite per infrangere, a seguire, anche quelle in vigore sulla terraferma. È bello che tutte le anime belle abbiano potuto postare da tutte le parti le foto del natante colorato per riaccendere il dibattito politico sul problema sistemico dei flussi migratori - togliendo un po' di spazio alla comunque non tralasciabile prostatite di Briatore, che sommata al Covid-19 e alla "bella vita" della Costa Smeralda, ha comunque dato da parlare. È bello ogni tanto andare d'accordo.

Solo su un punto però c'è da riflettere e andare controcorrente con tutti quelli che stanno osannando la brillante trovata che ha già incoronato una nuova capitana, la signorina Pia Klemp, nerboruta e teutonica femminista che posa come fosse il corsaro Barbanera di fronte al timone del suo vascello spiegando al mondo come il "salvataggio dei migranti" sia realtà "una lotta antifascista. Cosa che già di per sé rende tutto un po' meno bello, perché vede questi uomini devastati da prigionia e traversata trasformati in "crociati a loro insaputa".

Dicevo, solo su un punto ci si trova in disaccordo, con Banksy. Poiché sarebbe fantastico se lui, attivista appassionato, si fosse concentrato, oltre a donare i suoi soldi e abbellire la coperta della Luoise Michel, su un altro ennesimo sforzo. Anche estremamente patriottico o democratico, se volessimo osare. Quello di salvare vite e distribuirle "democraticamente". Perché Banksy è cittadino britannico fino a prova contraria. Dunque sarebbe stato altrettanto commovente se questa motovedetta per l'individuazione di natanti alla deriva si fosse impegnata a traghettare i migranti verso i porti posti sotto la giurisdizione del Regno Unito, o di un qualsiasi territorio britannico d’oltremare, o di un qualsiasi stato membro del Commonwealth. Invece di abbandonarli sempre da noi in Italia come hanno sempre fanno tutti. Paese, il nostro, dove non vorrebbero nemmeno restare a vivere. Perché è un Paese povero e privo di opportunità, come sottolineano molti attivisti. Gibilterra, ad esempio, sarebbe perfetta.

Ma anche la Francia, patria della femminista anarchica Louise Michel, non sarebbe male. Risparmierebbe quanto meno le manganellate che i malcapitati si prendono al confine tra Ventimiglia e Mentone quando decidono di "fuggire dal nostro paese".

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