I numeri non raccontano le vite e non riescono a dare la percezione dell'umano, hanno però la capacità di dare la dimensione di un fenomeno, così per com'è, senza giri di parole. Si tratta infatti pur sempre di cifre, ma che, con la forza dell'immediatezza, a volte permettono di comprendere un processo storico, un cambiamento sociale: e questo è ciò che si può constatare dalle notizie che provengono dal Kenya, dove, infatti, negli ultimi dieci anni, il numero di casi di infibulazioni è diminuito del 10%.
Il rituale illegale ha trovato un argine, grazie soprattutto a un sistema sanzionatorio che colpisce pesantemente chi pratica la mutilazione degli organi genitali femminili e, collateralmente, grazie all'aumento di controllo nelle aree rurali, zone in cui la pratica è maggiormente diffusa. Ma non solo, il merito è anche dovuto alla sensibilizzazione fatta dal governo e dalle organizzazioni umanitarie: si consideri, che in Kenya, oggi, non mancano case di accoglienza, dove trovano rifugio le ragazze scappate dalle proprie famiglie, perchè rifiutatesi di sottoporsi all'intervento.
Nei tempi più recenti, numerose sono state le ragazze kenyote che hanno celebrato in maniera alternativa la transizione all'età adulta, con canti, salti e balli.
E se, da una parte, si gioisce per il traguardo conseguito, dall'altra, però, non cala lo stato d'allerta.
Grace Uwizeye, del programma Equality Now, ha infatti spiegato «In Kenya tutti sanno delle mutilazioni e ci sono molti supervisori dentro la comunità, i quali sanno quale ragazza deve essere mutilata e quando, e avvertono le autorità. Per questo le famiglie portano le ragazze in Tanzania». Quindi l'infibulazione, anche se in diminuzione, prosegue: i confini vengono superati, la legge aggirata e i corpi femminili calpestati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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