Ha sempre le idee chiare come quando ha spiegato quali fossero le vere ragioni della guerra in Ucraina. Con altrettanta chiarezza espositiva, il generale Marco Bertolini, ex comandante del Coi (Centro operativo interforze), della Brigata Folgore e del "Col Moschin", sul campo ha operato in Paesi quali Libano, Somalia, Kosovo, Afghanistan, al Messaggero ha spiegato che quando una battaglia è persa, il capo debba saper dire "basta, arrendetevi", riferendosi alla strenua difesa di alcuni militari e civili nelle acciaierie Azovstal a Mariupol. Ha elogiato il battaglione d'Azov, forte e determinato, che ha fatto perdere "ai russi molto tempo e molti uomini. Che cos’altro devono fare operativamente?".
"Perché Mariupol non ha vie d'uscita"
È da giorni, ormai, che civili e militari ucraini si difendono con le unghie e con i denti nel bunker dell'acciaieria. Il generale Bertolini spiega che l'ambiente consente una buona difesa, una buona organizzazione grazie ad ampie zone sotterranee dove ci si può nascondere. Allo stesso tempo, però, si è destinati a essere sopraffatti: "queste forze non possono ricevere rinforzi, rifornimenti, né essere portate fuori". E diventa anche impossibile un aiuto esterno senza che questo non sia intercettato dai russi che hanno occupato quasi interamente la città. L'unica soluzione rimane la resa, "insistere nel farli restare sino alla fine non avrebbe un significato militare, ma propagandistico. Non cambia la situazione che resistano qualche giorno o una settimana in più. Dovrebbero arrendersi, questo è quanto".
I corridoi umanitari
Come abbiamo visto sul Giornale.it, i corridoi umanitari promessi dai russi non sono stati mantenuti. Secondo la vice premier ucraina Vereshchuk, "l'accordo non è stato comunicato da Mosca ai soldati russi, che continuando a sparare hanno reso impossibile l'evacuazione. Altri hanno paura a scappare, temono che la situazione sia uguale in ogni parte dell'Ucraina". Il generale spiega anche che, sebbene questi corridoi servano per i civili, i militari possono riuscire a farla franca soltanto "aprendosi la strada con le armi" o arrendendosi. Il rovescio della medaglia è che, se vanno via tutti i civili, "a quel punto arriva sul serio il missile sgombra-pensieri che uccide tutti quelli che sono rimasti", sottolinea Bartolini.
Mariupol e Donbass a confronto
Se Mariupol, ormai, è quasi russa, riuscire a conquistare tutto il Donbass, complici anche i nuovi aiuti che gli ucraini stanno per ricevere dalla Nato, non sarà facile per gli uomini di Putin. La strategia che potrebbe essere addottata la spiega il generale: "non si tratta di operare contro truppe allo scoperto, ma di avere la meglio su unità predisposte alla difesa. Probabilmente non si tenderà a spazzarle via con un’offensiva, ma a tagliarle fuori dal resto del paese, prendendole alle spalle". Situazione differente nella quasi caduta città ucraina, dove l'unica via possibile è la resa, che dà "garanzie al soldato negli eserciti moderni e regolari" e si tratta di una norma del diritto internazionale bellico.
"E i russi hanno interesse a non creare situazioni da ritorcere contro di loro. Non vorranno passare per orchi. Diverso il caso delle formazioni irregolari, che operano fuori dal diritto internazionale e non rispondono a catene gerarchiche precise", conclude Bertolini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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