Doveva essere l'occasione per affrontare faccia a faccia i temi più caldi del momento. Dai prezzi dell'energia alla pandemia di Covid, dal commercio alle migrazioni passando per la transizione digitale: l'agenda del Consiglio europeo era fitta di spunti. Gli spunti resteranno sul tavolo e saranno affrontati, anche se la due giorni in programma a Bruxelles rischia di fare notizia per le scintille tra l'Unione europea e la Polonia.
Il braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia
Il nodo tra Bruxelles e Varsavia riguarda lo Stato di diritto polacco. Lo scorso 7 ottobre, il Tribunale costituzionale della Polonia ha stabilito l'illegittimità di alcune disposizioni del Trattato sull'Unione Europea (Teu), poiché incompatibili con la Costituzione nazionale. In altre parole, a detta dello stesso Tribunale, gli organi dell'Ue (in primis la Corte di giustizia dell'Ue) non hanno il potere necessario per decidere in che modo deve essere organizzato il potere giudiziario all'interno degli Stati membri della stessa Unione europea. Insomma, Varsavia sostiene che questo compito spetti alle singole costituzioni nazionali e non ai Trattati europei.
La risposta di Bruxelles non si è fatta attendere. In seguito alla sentenza polacca, che sosteneva il primato del diritto nazionale rispetto a quello europeo, l'Ue ha replicato piccata. Ursula von der Leyen ha tirato in ballo i fondi del Recovery Fund, ammonendo Varsavia: "Agiremo contro questa minaccia ai valori dell’Ue. No ai fondi del recovery senza la riforma della giustizia". Una riforma chiesta da Bruxelles ma osteggiata dalla Polonia per una questione di sovranità.
Ricatti e controricatti
Nel primo dei due giorni in cui va in scena il Consiglio europeo la temperatura è subito salita alle stelle. Nel caso in cui l'Unione europea dovesse bloccare i fondi del Recovery destinati alla Polonia, Varsavia bloccherà la discussione sul maxi-pacchetto dell'Ue per il Clima. "La sequenza deve essere chiara: prima il Recovery fund, poi la discussione sul pacchetto clima", ha dichiarato Waldemar Buda, viceministro per i Fondi lo sviluppo regionale in un'intervista a Polsat ripresa anche da Bloomberg.
Ricordiamo che la Polonia è la nazione più dipendente dal carbone nell'Ue, con oltre il 70% della sua elettricità generata dal combustibile fossile. Ricordiamo anche che la Commissione europea ha stanziato 36 miliardi di euro per Varsavia e che Bruxelles ha minacciato di bloccarli come risposta alla decisione della Corte costituzionale polacca di non riconoscere il primato del diritto dell'Unione sull'ordinamento nazionale.
Che cosa potrebbe accadere? Se il dialogo tra le parti dovesse sbattere contro un muro, delle sanzioni finanziarie potrebbero essere prese dall'Ue nei confronti della Polonia. Lo ha spiegato ai microfoni dell'emittente televisiva Lci il sottosegretario agli Affari europei della Francia, Clement Beaune. "Non penso che la Polonia voglia uscire dall'Unione europea", ma "non applicando le regole comuni corre il rischio si mettersi de facto al di fuori dell'Europa", ha detto Beaune.
"I trattati europei non sono solo delle procedure complicate, sono dei valori politici " che "proteggono tutti gli europei", ha quindi aggiunto il sottosegretario, ricordando che "fino a quando si è nel club dell'Unione europea si partecipa alla decisione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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