La linea dura del presidente brasiliano Jair Bolsonaro contro il traffico di droga starebbe producendo “risultati record”.
Ad affermare di recente ciò sono stati i vertici della Receita Federal, l’agenzia nazionale preposta alla riscossione dei tributi e alla lotta contro i proventi illeciti. Arthur Cazella, responsabile della direzione generale anti-crimine organizzato costituita all’interno di tale ente, ha infatti ultimamente sottolineato, ai microfoni dei network locali, il fatto che il Capo dello Stato conservatore si starebbe distinguendo per un “approccio intransigente” sul fronte del contrasto al mercato della cocaina.
Secondo i dati forniti dall’alto funzionario, la presidenza Bolsonaro avrebbe dato un “impulso senza precedenti” alle operazioni di polizia contro le organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti. Il leader conservatore, dal giorno del suo insediamento, avrebbe appunto fornito maggiori risorse e uomini ai reparti anti-droga della polizia federale, rafforzando contestualmente la collaborazione tra quest’ultima e i servizi segreti brasiliani. Il “pugno di ferro” dell’esponente nazionalista contro il crimine organizzato si sarebbe inoltre concretizzato, afferma sempre Cazella, in “controlli più rigorosi alle frontiere nazionali”, grazie ai quali sempre più corrieri della droga starebbero venendo intercettati dalle forze dell’ordine del gigante sudamericano.
La lotta senza quartiere sviluppata finora da Bolsonaro avrebbe inferto “danni enormi” al giro d’affari dei signori della cocaina. Nella prima metà del 2019, infatti, i sequestri di sostanze stupefacenti eseguiti sul territorio nazionale dalla polizia verde-oro sarebbero aumentati di “oltre il 90%” rispetto agli anni delle precedenti amministrazioni di sinistra. A detta di Cazella, nei primi sei mesi di presidenza conservatrice gli agenti federali avrebbero requisito ben “31,4 tonnellate di cannabis”, mentre, in passato, costoro non arrivavano mai a confiscare annualmente più di “958 chili” di sostanze psicotrope.
L’alto funzionario ha poi dichiarato che la linea dura del nuovo governo, fatta di incessanti raid antidroga, di maggiori controlli di polizia alle frontiere e di una forte dotazione di uomini e risorse a vantaggio del comparto sicurezza, starebbe provocando il progressivo indebolimento dei referenti brasiliani della “’ndrangheta calabrese”. Lo sforzo anti-narcotraffico intrapreso da Bolsonaro avrebbe appunto prodotto la “cacciata” di tale organizzazione mafiosa straniera dal porto di Santos, nel sud del Paese sudamericano.
L’installazione in questione era stata, negli ultimi anni, costantemente utilizzata dai clan calabresi per inviare carichi di droga negli Stati Uniti e in Europa, ma ormai, grazie alla stretta
disposta dall’esecutivo nazionalista, lo Stato si sarebbe completamente “riappropriato” dell’infrastruttura, danneggiando così in maniera profonda l’impero criminale messo in piedi in Brasile dalla ‘ndrangheta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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