Butterfly, una contestatissima mini serie tv dedicata ad una famiglia alle prese con un figlio undicenne proteso al cambio di sesso, è in arrivo in Italia. A partire da dicembre sarà trasmessa da Fox.
Il drama racconta, attraverso tre puntate da 55 minuti ciascuna, la storia di un bambino (Max) che vuole diventare una bambina (Maxine) e di una famiglia che lotta per conoscere il modo migliore per affrontare la transizione sessuale del figlio.
Il primo episodio, andato in onda in Gran Bretagna su Itv il 14 ottobre scorso, ha incollato al televisore 2 milioni e 800 mila telespettatori. Prima della messa in onda della mini serie, diverse persone hanno espresso le loro obiezioni sul web e sui social network, mentre la serie ha ottenuto il sostegno dei transgender inglesi, che considerano la serie un "game-changer". Gli stessi produttori di Butterfly credono che il drama aiuti a migliorare la comprensione della condizione transgender, anche se non pensano possa aiutare per una diffusa accettazione della stessa condizione.
Ci sono state, naturalmente, una miriade di insidie nel trasformare una questione così emotiva in intrattenimento in prima serata. Se il telespettattore si può commuovere per gli atti di bullismo e l'isolamento nella vita di tutti i giorno a scuola che Max, il protagonista della serie, subisce, d'altra parte, non c'è riguardo e rispetto per il pubblico e le opinioni diverse sul tema. Butterfly, inoltre, mostra i tentativi di autolesionismo di Max e i trattamenti ormonali controversi offerti ai bambini transgender.
I produttori, per le consulenze sulla serie, si sono rivolti all'associazione inglese Mermaids, che sostiene i transgender e la variazione di genere per i bambini. Susie Green, presidente dell'associazione e membro di Mermaids da 15 anni, ha lavorato con gli attori e i produttori, collaborando alla sceneggiatura. Alla Bbc la Green si è dichiarata "felice del risultato", definendo "enorme per la comprensione dei trans" la miniserie, pur ammettendo qualche licenza artistica...
Non sono state così positive le prime reazioni in Italia. Filippo Savarese, Campaign Director presso CitizenGO, è sul piede di guerra. "L'ideologia Gender adesso usa i bambini per arrivare ai bambini stessi. Lo scopo è confondere del tutto la loro identità sessuale, e diffondere l'idea totalmente antiscientifica che si possa essere 'maschi intrappolati in corpi da femmine' o viceversa. Questa è la sensazione di chi è affetto da disforia di genere, ma è completamente assurdo rafforzare questa idea se si presenta nei bambini piccoli, che devono ancora svilupparsi pienamente e che sono spesso influenzati proprio dal mondo degli adulti, dalla televisione o dalle teorie sgangherate in cui sono caduti i genitori. Proporre di bloccare lo sviluppo ormonale dei minori per fargli scegliere se essere maschi o femmine prima di diventarlo effettivamente è un qualcosa di semplicemente criminale", ha dichiarato a Il Giornale.
CitizenGO
Italia "farà la guerra a questa colonizzazione ideologica, ma tutti i genitori devono capire che la televisione, il tablet, lo smartphone e qualsiasi cosa mettano davanti ai figli oggi è un vero e proprio Cavallo di Troia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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