Non c'è ragione strategica alcuna perché qualcuno debba preoccuparsi di perdere il villaggio di Dabiq, un piccolo centro nel nord della Sira che non riveste alcun valore dal punto di vista militare, ma che molto interessa ai jihadisti dell'Isis, che lo considerano il luogo della "battaglia finale" contro gli infedeli.
Un'importanza simbolica, ben chiarita dal fatto che Dabiq sia diventato il nome della pubblicazione di propaganda più nota del sedicente Stato islamico, in lingua inglese. Per questo si temeva che l'avanzata delle milizie sostenute dalla Turchia, che da settimane ormai combattono in Siria, avrebbe portato a una risposta molto decisa.
I precedenti c'erano. Ad aprile, quando le milizie curde attaccarono Dabiq, l'Isis spostò qui centinaia di miliziani per non perdere il villaggio. Le cose questa volta sono andate però diversamente e le milizie sostenute dalla Turchia hanno conquistato il luogo simbolico, dopo quella che l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha definito come "una ritirata" da parte dei jihadisti.
A soli dieci chilometri dal confine turco, Dabiq è stato riconquistato insieme al vicino villaggio di Soran. A confermarlo alla Reuters Ahmed Osman, comandante della brigata Sultan Murad, una delle forze ribelli sostenute dall'esercito di Erdogan e dagli aerei della coalizione, che hanno spianato loro la strada.
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e 28 feriti negli scontri. Era questa la battaglia dell'apocalisse profetizzata dall'Isis? La propaganda jihadista, già nei giorni scorsi, si è affrettata a dire no, subodorando che una ritirata sarebbe stata inevitabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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