Carola Rackete come Greta, beniamina della nuova élite cosmopolita, politicamente corretta e ora anche eco-chic. Il politologo americano Samuel P. Huntington è stato tra i primi, insieme a Christopher Lasch, a notare la progressiva de-nazionalizzazione delle élite, accompagnata da un atteggiamento decisamente favorevole alle identità transnazionali e subnazionali. Non poteva che immaginare che quella spocchia cosmopolita che disprezza il popolo rozzo, fuori moda e provinciale, si fondesse con una sorta di nuovo ecologismo messianico e populista che nel 2018 ha lanciato a livello planetario Greta Thunberg. E con il quale Carola ora "gareggia", ergendosi a nuova paladina dell'ambiente.
"Il mondo che vogliamo", il manifesto eco-chic di Carola Rackete
Il manifesto "politico" della "nuova Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, si chiama Il mondo che vogliamo, i cui contenuti vengono anticipati in buona parte nell'intervista a Carola che il Venerdì di Repubblica ha appena pubblicato. C'è tutto il bagaglio ideologico in salsa politically correct di un'attivista appartenente a un'élite privilegiata che fa dell'ecologismo un misticismo para-religioso. "Vediamoci a Vienna, avrò qualche ora libera. A una condizione però: dovete venire in treno, l'aereo inquina troppo" spiega Carola Rackete ai colleghi di Repubblica che le avevano chiesto un'intervista. E già qui verrebbe a fare un appunto: l'aereo inquinerà troppo, ma quale lavoratore potrebbe permettersi - magari vedendo dall'Italia - di passare più di 10 o 15 ore in treno e magari pagando molto di più di una trasferta rispetto a un volo low-cost? A Carola questo sembra importare poco. "Un aereo con un posto vuoto pesa meno, consuma meno carburante, quindi produce meno anidride carbonica" sottolinea nell'intervista.
"Greta? Non possiamo ai bambini certe responsabilità"
Quindi, se avete intenzione di farvi un fine settimane in qualche capitale europea con un volo low-cost, non troverete certo l'approvazione della capitana eco-chic: "Nel mondo che vogliamo gli aerei - osserva Carola - attualmente responsabili del 2 per cento delle emissioni globali ma in crescita, saranno usati pochissimo, e mai per andare in vacanza. Oggi c'è chi vola da Barcellona a Londra nel weekend solo per fare shopping. Questo non dovrebbe più accadere". Qui, però, il suo proverbiale cosmopolitismo liberal va in cortocircuito. Per la classica sostenitrice del mondo senza confini e senza nazioni, infatti, le ferie vanno consumate il più possibile vicino a casa per inquinare il meno possibile. Un'impostazione quasi "sovranista": "Abbiamo davvero bisogno di andare in ferie in Thailandia o possiamo scegliere un' altra meta? So bene che alcuni voli sono necessari, per emergenze o perché non ci sono alternative. Ma, quando si può, vanno evitati. L'aereo è solo uno degli esempi".
Come per Greta Thunberg, anche per l'attivista tedesca non c'è più tempo da perdere. La fine del mondo è vicina e occorre fare qualcosa per frenare i cambiamenti climatici. "Entro la fine del secolo la temperatura media potrebbe salire di 3-5 gradi: il nostro ecosistema non sarà in grado di adattarsi, l'accesso al cibo e all' acqua potabile diventerà più difficile" spiega a Repubblica. Su Greta Thunberg, Carola lancia tra le righe una piccola frecciatina: "Dipende da noi se quel suo discorso così appassionato alle Nazioni Unite avrà un seguito concreto. Spero che alla fine saranno gli adulti ad attivarsi, non possiamo lasciare ai bambini o ai teenager certe responsabilità".
Carola, dai migranti alla favola green
Dall'immigrazionismo all'ecologismo gretino il passo è brevissimo. D'altronde il mantra della sinistra chic è sempre lo stesso: i migranti scappano sempre di più dalle loro terre a causa dei cambiamenti climatici, che sono colpa dell'uomo (rigorosamente bianco). In ogni caso Carola è fortunata: a differenza di tanti suoi coetanei italiani - ma anche tedeschi - che ogni giorno devono recarsi in ufficio, piuttosto che in fabbrica per portare a casa lo stipendio, può tranquillamente permettersi di fare l'ecologista di professione e fronteggiare così i suoi sensi di colpa di essere bianca e occidentale. Carola, infatti, è figlia di quella sinistra liberal che appoggia una forma radicale e totalitaria di multiculturalismo che sottovaluta l'importanza di integrare gli immigrati nella cultura nazionale sotto il vessillo dell'antirazzismo militante.
Proviene da quella cultura globalista da figli di papà annoiati che è, a differenza di ciò che lei crede, fortemente elitaria e provoca tensioni sociali soprattutto nei ceti meno abbienti.
Perché, alla fine, per quelli come la "Capitana", tutta la colpa è sempre "nostra", dei bianchi occidentali, responsabili delle migrazioni così come dei cambiamenti climatici. E ora Carola si fa portavoce, insieme a Greta, del nuovo millenarismo green e climaticamente corretto. Carola Rackete parla al plurale di un mondo che vogliamo ma, in realtà, si tratta di un lusso di pochi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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