Ora è ufficiale. Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato per il primo ottobre 2017 il referendum per chiedere l'indipendenza dalla Spagna. La domanda a cui 7,5 milioni di cittadini catalani, almeno secondo le attese, risponderanno in massa di sì è la seguente: "Volete che la Catalogna diventi uno Stato indipendente nella forma di una Repubblica?".
Si attende ancora una risposta ufficiale da parte del governo spagnolo del primo ministro Mariano Rajoy, anche se il contenuto della replica sembra abbastanza scontato. Il governo non riconoscerà valore a questo referendum, che si preannuncia di mera natura consultiva. Insomma, anche in caso di vittoria del "sì" non cambierà nulla: la Catalogna continuerà a mantenere il proprio status di "generalitat" autonoma, con poteri politico-amministrativi slegati dal governo centrale spagnolo, ma pur sempre inquadrati nel sistema giuridico nazionale.
Oriol Junqueras, leader del Partito della sinistra repubblicana della Catalogna, ha attaccato duramente il governo di Rajoy. "Lo Stato ha negato per 18 volte il diritto ai Catalani di decidere del lorofuturo, violentando i loro più elementari diritti democratici. Siamo sotto a un governo che annovera ministri che cospirano contro la sanità catalana", ha attaccato durante l'ultima riunone dell'assemblea legislativa regionale, mentre il presidente Puigdemont ha provato a smorzare i toni invitando il governo "a fare un passo avanti nella direzione del dialogo".
Dialogo di cui Rajoy, da quando è diventato primo ministro, non vuole sentire neppure parlare.
Un anno e mezzo fa, di fronte all'ennesima richiesta di referendum per l'indipendenza da parte della Generalitat catalana, a questa eventualità il presidente del partito popolare rispose così: "Gli spagnoli stiano tranquilli. Non si aprirà alcun processo costituente al margine della legge".
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