Arriva dopo una tornata elettorale che per gli unionisti di Ciudadanos si è tradotta in un exploit da primo partito della Generalitat in Catalogna il commento durissimo del leader Alberto Rivera, che a poche ore dalla chiusura dei seggi ha parole di condanna per ciò che la Spagna ha fatto - o non ha fatto - negli anni per la regione.
Non si può "sopportare un separatismo illegale, che pretendeva di strappare la Catalogna dalla Spagna, privando di libertà e diritti chi non la pensava come loro", tuona Rivera, che seconda i tentativi di fuga in avant di Puigdemont e di tutta la compagine indipendentista, non fa però sconti a nessuno, tantomeno al premier Mariano Rajoy.
"Non siamo stati duri noi, ma molle il Pp che per 35 anni ha costruito il proprio potere a Madrid scendendo a patti con i nazionalisti e concedendo loro quel che volevano", punta il dito il leader del primo partito catalano, sostenendo che "quando si passano tre decenni a cedere spazio a chi cerca di occuparlo tutto, finisci per trovarti fuori. Ed è quello che è successo".
"In Catalogna non c'è più Spagna", chiosa Rivera, che ora promette di lavorare "su infrastrutture, sicurezza, migliorare l'educazione e le liste d'attesa negli ospedali". Ma intanto avverte Puigdemont e gli altri: nessun indulto. "Un cittadino che passa col rosso non viene perdonato, perché un politico che sbaglia sì?".
Su posizioni inconciliabili per quanto riguarda il
futuro della regione, Rivera e Puigdemont sono d'accordo però sulla condanna a Rajoy e al suo partito. Per gli unionisti il Pp è stato troppo morbido, per i separatisti troppo duro. Di certo c'è il responso delle urne: un 4% che la dice lunga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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