Si allunga la lista di chi non è più nelle "grazie" dello Zar. Non importa se si tratta di amici di vecchia data. Né se hanno sempre svolto fedelmente ed egregiamente il lavoro assegnatogli. A fine febbraio, sul Giornale.it avevamo parlato di Dmytry Kozak come di uno dei personaggi più importanti dell'invasione russa dai tempi della Crimea. È stato accanto a Putin sin da quando ricopriva il ruolo di consigliere per gli Affari Internazionali del sindaco di San Pietroburgo. Oggi, di lui, non c'è più nessuna traccia.
La parabola di Kozak
Con un passato tra i Corpi speciali, Kozak è stato anche vicedirettore del personalissimo staff dello Zar. Il coniugare l'esperienza bellica con quella istituzionale lo ha fatto un uomo quasi perfetto agli occhi del suo presidente. Quasi, perché nei cinque anni in cui ha ricoperto il ruolo di Capo dell'operazione speciale in Ucraina, il suo compito era quello di controllare i territori ucraini: il tempo di attaccare sarebbe arrivato più in là. Però, come ricorda il Corriere, Kozak si è macchiato della colpa di essere stato troppo "morbido", l'eccessiva diplomazia gli ha giocato un brutto scherzo.
Cosa significa "spasiba"
È così che, durante una conferenza in pubblica, l'ex consigliere parla fondamentalmente della non evoluzione della diplomazioa con Kiev, dello stallo in cui si trova la Russia. Invece di smettere di parlare, secondo i bene informati, una voce fuori campo grida "spasiba" che, tradotto letteralmente significa "grazie mille". Kozak continua il suo discorso e, pochi secondi dopo, viene ripetuta ancor più forte quella parola. È come qualcuno fa segno di tagliar corto per venir fuori da una situazione imbarazzante provando in tutti i modi a farlo capire. Quella voce era di Putin, il quale avrebbe gradito che il suo fedelissimo capisse che non doveva più proseguire. Come volevasi dimostrare, dall'inizio dell'invasione in Ucraina il 24 febbraio, di Kozak non c'è più alcuna traccia.
Il possibile arresto
Un paio di settimane fa si è sparsa la voce tra giornalisti indipendenti ucraini e russi di un suo possibile arresto. Gli esperti moscoviti non hanno dubbi, Kozak ormai non è più nessuno. La fiducia di Putin è venuta meno perché, l'occupazione durata anni, è stata praticamente un fallimento e qualcuno deve pagare nonostante l'amicizia personale e la parabola ascendente che si era conquistato con il tempo. Su di lui, però, pende una spada di Damocle che potrebbe essersi rivelata decisiva in negativo: l'ex uomo di Putin è ucraino di nascita e crescita. Oggi, infatti, Kiev lo considera uno dei suoi.
"Mitya, ma tu davvero sei d’accordo con il massacro del tuo popolo?", ha domandato una sua maestra ai tempi della scuola che lo ha chiamato con il nomignolo che gli veniva attribuito da piccolo. D'accordo o meno, adesso chissà dov'è, chissà se è vivo ma, soprattutto, non è in grado di far conoscere la risposta a questa domanda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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