La strana morte di Mikhail Lesin, precursore del soft power russo

Nei primi anni del 2000 aveva convinto Vladimir Putin a sostituire la geopolitica del kalashnikov con quella morbida dei massmedia. Ex ministro delle telecomunicazioni e co-fondatore del canale Russia Today l'oligarca russo è morto di infarto in uno hotel negli Usa. Pochi giorni prima il Washington Post aveva esortato a congelare i beni del canale televisivo in lingua inglese

La strana morte di Mikhail Lesin, precursore del soft power russo

È stato trovato morto giovedì in uno hotel a Washington. La scomparsa di Mikhail Lesin, 57enne, non ha fatto scalpore come quelle di Boris Berezovskij o di Boris Nemstov. Probabilmente perché Lesnin a differenza di questi - e per quanto viene negato dai suoi detrattori - era un uomo vicino a Vladimir Putin. Pare un arresto cardiaco anche se i suoi famigliari – che vivono ad Hollywood - hanno detto non fosse chiaro il motivo del suo viaggio nella capitale. “Per rispetto alla riservatezza e alla delicatezza della materia non siamo liberi di rivelare altre informazioni, e vi inviterei a fare ulteriori domande alla sua famiglia e ai funzionari delle forze dell'ordine”, avrebbe detto un portavoce dell’ambasciata russa negli Stati Uniti, secondo Sputnik News, il quale ha aggiunto che Putin ha espresso le condoglianze.

Di sicuro Mikhail Lesin era persona scomoda nello scenario attuale che vede la Casa Bianca e il Cremlino sfidarsi sul terreno del soft power. Definito lo “spin doctor” dei media russi, era stata persino aperta un’indagine dell’FBI – sollecitata nell’agosto del 2014 dal senatore americano Roger Wicker – per accertarsi che i suoi investimenti immobiliari negli States non fossero un modo per ricivlare capitali illegali. Probabilmente però Lesin non aveva bisogno di guadagnare più di quello che già aveva. L’oligarca russo fondò nel 1987 insieme ad altri soci Video International, quella che oggi è una delle principali concessionarie pubblicitarie della Russia, e in un secondo momento fu nominato ministro dell’Informazione durante il primo mandato da presidente di Vladimir Putin, tra il 1999 e il 2004. Ma il risultato più importante ottenuto da Lesin è stato probabilmente l’aver contribuito alla costruzione di Russia Today, un canale in lingua inglese di proprietà pubblica fondato nel 2005, nel quadro del programma di soft power lanciato dal Cremlino per combattere la il brainstorming russofobo fabbricato ad arte dai media occidentali. Da qualche anno infatti Mosca ha affiancato il medium televisivo al kalashnikov per combattere l’egemonia statunitense del mondo. Lesin era un precursore di questo nuovo metodo di lotta vincente. Negli ultimi anni infatti la popolarità di Putin era maturata in Russia quanto nei Paesi occidentali.

È anche grazie ai successi di Russia Today, se a distanza di dieci anni l’agenzia di Stato della stampa russa Rossiya Segodnya (Russia Oggi), nata dalle ceneri della storica RIA Novosti ha lanciato il progetto Sputnik, che in russo significa satellite, un sito d’informazione già diffuso in molti Paesi europei. Gli Stati Uniti temono questa strategia tanto che pochi giorni prima della morte di Lesin il Washington Post aveva pubblicato un articolo a cura di David Kramer, direttore per i diritti dell'uomo dell’americano Institute for International Leadership, e nel passato vice segretario di Stato degli Stati Uniti, dove si esorta a congelare i beni del canale sulla base di due sentenze del tribunale contro il governo della Russia, emesse nell'ambito del caso della società petrolifera Yukos (in cui la Russia deve fare ancora ricorso).

“La confisca dei beni dell'ambasciata russa o del consolato di Washington, o in qualsiasi altra città, è impossibile in quanto sono protetti dall'immunità delle sedi diplomatiche – scrive Kramer - pertanto restano ben poche possibilità di pretendere i beni della Russia, il che rende appetibili i beni della televisione Russia Today”.

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