A chi manca Joseph Ratzinger? I nostalgici di Benedetto XVI

Il dibattito sulla dottrina di Bergoglio è molto intenso. Alcune aperture di carattere dottrinale stanno facendo sì che in alcuni ambienti, internauti o meno, cresca una sorta di rimpianto per Joseph Ratzinger e per la sua visione del cattolicesimo

Il 12 settembre 2006 Ratzinger tenne una lectio magistralis a Ratisbona
Il 12 settembre 2006 Ratzinger tenne una lectio magistralis a Ratisbona

Esiste un accentuato sentimento di critica nei confronti di alcuni punti della linea pastorale di Bergoglio. Un gruppo composito di fedeli, non ascrivibile a movimenti specifici né incasellabili in modo nitido dentro formazioni specifiche. Il punto, in fin dei conti, è dottrinale: quello che manca non è tanto la personalità di Ratzinger, ma una certa ortodossia su alcune tematiche che con Francesco sarebbe venuta a mancare. Il pericolo nascosto si concretizzerebbe nel fatto che la chiesa cattolica abbia in qualche modo smarrito una bussola valoriale che invece in Ratzinger sarebbe stata costantemente indirizzata nel senso più opportuno. Questo dissenso, peraltro, è presente soprattutto sul web. Un tentativo che nasconderebbe una certa strumentalità se si tiene presente che nelle “Ultime conversazioni” del papa emerito Benedetto XVI, Il volume, curato dal giornalista tedesco Peter Seewald, Ratzinger ha ribadito la sua felicità per l'elezione al soglio pontificio di Bergoglio. Sempre nell'ultimo libro riguardante il Papa Emerito, Ratzinger ha sottolineato come la chiesa sia in movimento e che, rispetto le difformità dei papati «forse si mette l’accento su altri aspetti, ma non c’è alcuna contrapposizione», riferendosi a lui e a Papa Francesco.

Un universo anti-Bergoglio, però, esiste. E per quanto la figura di Ratzinger venga utilizzata a mò di contrapposizione, la questione è rilevante per questi critici nella misura in cui la chiesa starebbe procedendo spedita verso un'omologazione della dottrina cattolica alla teologia della liberazione. La rivendicazione, del resto, sarebbe un immediato ritorno alla dottrina tradizionale di stampo conservatore che Bergoglio metterebbe seriamente in pericolo attraverso alcune sue aperture. Le categorie di " conservatori" e "progressisti", però, non sono mai piaciute neppure Benedetto XVI. Sempre nell'ultimo volume la visione del mondo del papa tedesco, lo stesso Ratzinger, alla domanda di Seewald rispetto al fatto se si definisca un riformatore o un conservatore, specifica: "Bisogna sempre fare l’uno e l’altro". E ancora: "Bisogna rinnovare, e io ho cercato di portare avanti la Chiesa sulla base di una interpretazione moderna della fede. Nello stesso tempo c’è bisogno di continuità, bisogna garantire che la fede non subisca strappi, non lasciare che si frantumi".

Ma da chi è composto questo insieme di avversatori di Bergoglio? Se nelle stanze vaticane, infatti, la battaglia sembra essere del tutto dottrinale e tra gli episodi di evidente contrasto si potrebbe annoverare la vicenda che ha da poco coinvolto il cardinale Burke, il cui invio sull'isola di Guam è stato interpretato da molti come una sorta di punizione, quella che eufemisticamente si potrebbe definire la resistenza organizzata contro Papa Francesco ha scelto internet come campo di battaglia. Spiccano, così, alcuni siti, blog, quotidiani di riferimento dell'area più tradizionalista: "La nuova bussola quotidiana", il blog di Antonio Socci, "il Timone" diretto da Riccardo Cascioli, il blog " Chiesa e Postconcilio" di Maria Guarini, i siti Riscossa Cristiana ed Unavox, Campari e De Maistre. Quasi tutte queste realtà, ben documentate dall'inchiesta di due giornalisti de La Stampa, Giacomo Galeazzi ed Andrea Tornelli, non sono in alcun modo assimilabili a qualsivoglia disegno calato dall'alto per mettere in discussione la legittimità di Bergoglio.

Quello che ne viene fuori, in ogni caso, è un diffuso e comune sentimento di nostalgia per il Papa Emerito. Minoritarie o no, tutte queste realtà internaute, sembrano sentirsi orfane del pensiero di Ratzinger. La mancanza di unitarietà organizzativa, peraltro, evidenzia come le posizioni dei cattolici conservatori esistano nella chiesa cattolica, ma in modo disomogeneo, non consolidato attorno ad un vero e proprio disegno teso alla deligittimazione dell'attuale Papa. La Fondazione Lepanto, al limite, sarebbe uno dei centri propulsori di queste ondate di dissapore dottrinale nei confronti di alcune delle posizioni di Francesco. Difficile, praticamente impossibile ed oltremodo inutile, riuscire nell'operazione di accomunare le posizioni di milioni di fedeli dentro un vero e proprio centro di comando che abbia l'obiettivo di creare una vera e propria cyber-guerra nei confronti di Bergoglio. Le sensibilità al riguardo, del resto, prescindendo dai tentativi di certa stampa, restano del tutto confinate nella sfera della spiritualità personale.

Ci sono stati casi di aggregazione finalizzati a vere e proprie critiche tout court nei confronti di certe aperture: è il caso della dichiarazione successiva alla pubblicazione dell'esortazione apostolica «Amoris Laetitia». In quel caso, 45 tra teologi e filosofi cattolici, sottoscrissero la dichiarazione di «fedeltà al magistero immutabile della Chiesa», frutto di 80 personalità, accresciute nel tempo nel numero e divenute alcune migliaia. Tra gli ascrivibili tra i critici di Papa Francesco, poi, ci sono il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna e l'istituto Giovanni Paolo II per la famiglia. Un altro caso di aggregazione finalizzata al dissenso è stata la lettera firmata da quattro cardinali, celebri per le posizioni conservatrici: Burke, Brandueller, lo stesso Caffarra e Meisner. Il motivo del contendere è stata l'apertura di Bergoglio sulla comunione ai divorziati risposati. In l’Amoris Laetitia, del resto, il documento post-sinodale, Francesco ha invitato i vescovi ad una minore rigidità nei confronti delle coppie risposate. I quattro cardinali hanno sostanzialmente contestato a Bergoglio il fatto di essere stato poco chiaro, aggiungendo che Giovanni Paolo II, aveva dato precise disposizioni in merito.

Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio rappresenterebbero, per molti dei citati, due idee profondamente diverse di cattolicesimo. L'impressione è che il Papa emerito venga spesso utilizzato come una sorta di simbolo della rivalsa in dottrina di posizioni più oltranziste di quelle promosse dal Papa attuale. Nella prassi concreta, però, Ratzinger ha sempre ribadito la sua vicinanza e la sua assoluta fedeltà a Bergoglio. I fautori dello scisma, per così dire, non tanto tra i presenti nell'elenco citato quanto tra i commentatori abituali ad alcuni siti internet, saranno costretti a mettersi l'anima in pace.

Il rimpianto per Benedetto XVI, tuttavia, continua a crescere, segno che all'interno della dialettica tra fedeli le posizioni sono destinare a restare abbastanza contrastanti e che una comunione visione della fede, per usare un'espressione impropria, sia lungi dall'essere trovata.

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