Secondo i dati rilasciati dal governo cinese due giorni fa, la crescita economica del Paese per il 2015 è stata del 6,9 per cento. Ma il dato – il più basso degli ultimi 25 anni - presentato dall’Ufficio nazionale di statistiche, potrebbe essere falso.
Per diversi economisti citati in forma anonima dal South China Morning Post di ieri, infatti, la crescita economica della Cina non avrebbe superato il 5 per cento. La scelta di gonfiare i dati, “sarebbe stata fatta nel tentativo di soddisfare le esigenze politiche”.
Lo stesso giornale nell’edizione odierna, riportando le parole di un ex funzionario del governo, anche lui in anonimato, sostiene che “i dati economici non sono precisi” e che “solo il governo conosce la situazione reale”. Per l’ex funzionario, inoltre, il 6,9 per cento sarebbe stato l’obiettivo minimo prefissato, “un livello più basso di questo sarebbe stato inaccettabile”.
“I dati sono solidi e precisi”, ha risposto alle accuse Wang Baoan, capo dell’Ufficio statistiche, difendendo i numeri presentati lo scorso 19 gennaio in conferenza stampa.
Ma qualcosa che non torna c’è. Lo scorso mese, l’agenzia stampa statale Xinhua aveva riferito che le autorità del nord-est del Paese - come ai tempi di Mao Tse-tung, per mostrare i successi delle autorità - avevano falsificato i dati economici per anni, “provocando decisioni politiche ed economiche distorte”.
L’agenzia di stampa Asia News, inoltre, riferisce che nel sud della Cina, almeno una volta all’anno, importanti imprenditori sono invitati dalle segreterie del Partito “a
proporre enormi progetti ed investimenti fasulli, che non si realizzeranno, ma che servono a stilare bilanci, fare preventivi gonfiati e produrre false entrate dalle tassazioni che superano anche il 50 per cento del reale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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