La Cina guarda lontano e io la vedo da vicino

"Sappiamo tutti che quello della Cina è un socialismo con caratteristiche cinesi. Ma che cosa significa?" Incontro con Michele Geraci

La Cina guarda lontano e io la vedo da vicino

Oggi Michele Geraci insegna Practice in Economic Policy presso la Nottingham University di Ningbo ed è professore aggiunto di Finanza alla New York University di Shanghai. L’esperienza maturata in Cina negli ultimi dieci anni, come docente universitario e ricercatore, gli è valsa in Italia tra il 2018 il 2019, nel primo Governo Conte, l’incarico di Sottosegretario per il commercio estero e gli investimenti, responsabilità che ha riguardato anche tutto l’export italiano, le relazioni commerciali tra Italia e altri Paesi incluso un partner commerciale certamente prioritario, la Cina.

Iniziamo sottolineando che la sua esperienza in Cina la rende un testimone privilegiato del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione cinese. Si parla sempre dei numeri della crescita del Pil cinese.

Ho avuto la possibilità di girare questo Paese in lungo e in largo, vedendo con i miei occhi e studiando che cosa è successo negli ultimi 10 anni nelle zone ricche e in quelle più povere. Praticamente quasi ogni cittadino cinese ha visto il proprio tenore di vita migliorare. Questo vale per tutte le fasce di reddito, per la parte ricca, la media e la più povera. Anzi, forse è proprio quest’ultima che ha tratto i maggiori benefici, perché si è passati da una situazione di miseria a quella in cui i bisogni primari sono garantiti e ci si appresta a diventare classe media. Ho visto uno sviluppo sociale reale, unito a quello della tecnologia. Quello che poi a me sta molto a cuore è lo sviluppo delle infrastrutture: i trasporti, i treni ad alta velocità hanno portato benessere in tutte le aree della Cina e questo processo non è ancora terminato, prosegue, ed è quello che io vorrei l’Italia imitasse, ovvero una rete di treni ad alta velocità che porti benessere anche nelle zone del Sud, nella mia Sicilia, nel Meridione. Tutte aree che stentano a svilupparsi, così come stentavano le province sud-occidentali della Cina.

Quest’anno il governo cinese ha formulato il XIV Piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale e ha proposto di costituire un nuovo modello a “doppia circolazione”. Spieghiamo.

Il XIV Piano quinquennale presenta molti temi interessanti. La “doppia circolazione” è un concetto che è stato ri-enfatizzato. Significa in pratica che la crescita dell’economia cinese sarà maggiormente basata sulla crescita della domanda interna, questo è il primo punto. Il secondo è che ovviamente la Cina continuerà a commerciare con altri Paesi del mondo; in particolare con i Paesi dell’Asia ha firmato di recente l’accordo RCEP. Però, non sarà più come in passato una crescita economica basata sulle esportazioni. Questo conta, perché renderà la Cina maggiormente resiliente a possibili shock esterni e attriti con altri Paesi, e riguarderà non soltanto l’offerta, ma anche la domanda. Sarà quindi un’economia che si renderà sempre più autonoma dal resto del mondo, garantendo alla Cina molta stabilità.

Che cosa rappresenta l’iniziativa “Belt and Road” per l’economia italiana? I due Paesi riusciranno a rafforzare la connettività economica, post-pandemia?

La “Belt and Road” significa molto... Occorre ricordare che la Via della Seta è appunto una “via”, non sono le due estremità di un segmento, dove la via inizia e dove finisce, non è soltanto la Cina e l’Italia ma è tutto quello che c’è in mezzo: tutta l’Asia centrale e anche l’Africa. E questo è a mio parere il momento di alimentare la crescita anche di queste zone del mondo che hanno vissuuto più difficoltà, specialmente l’Africa. Nella mia “visione commerciale”, vedo al centro di questa Via della Seta l’Italia, che potrà anche fungere da hub, punto di arrivo delle merci dall’Asia e punto di partenza verso l’Africa.

Vorrei un suo giudizio sul concetto di governance proposto dal presidente Xi, unito alla sua visione, determinazione e all’influenza globale.

In Occidente la vulgata è che “la Cina sta pian piano superando le altre economie occidentali”. In realtà la Cina sta riconquistando un ruolo che è stato continuativamente suo negli ultimi duemila anni, come maggiore azionista dell’economia mondiale. Credo sia questo l’obiettivo naturale che il presidente Xi Jinping sta perseguendo per restituire alla Cina il proprio ruolo, creando benessere per tutta la popolazione cinese. L’obiettivo principale della sua governance a me pare essere un obiettivo domestico, interno ai confini del Paese. Ed è assai diverso da quanto è stato compiuto da altri Paesi, che hanno aiutato sì l’economia domestica, ma hanno anche avuto una spinta internazionale potente.

Che opinione si è formato dei risultati ottenuti negli ultimi anni dal Comitato centrale del Partito comunista cinese (guidato dal presidente Xi)? Intendo specificatamente quanto è stato ottenuto in materia di anti-corruzione, ampliamento delle riforme, modifica e upgrade della modalità dello sviluppo economico.

Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti, in primis quello dell’abolizione della povertà. Raggiunto negli ultimi dieci anni, questo risultato deriva in realtà da un processo iniziato 30-40 anni fa e gli ultimi cinque anni sono stati quelli più difficili, perché, come si usa dire, sono andati a colpire “l’ultimo miglio” - ossia le popolazioni rurali più difficili da raggiungere. E’ un grande risultato sociale ed economico per la Cina e il mondo intero. La campagna contro la corruzione interna credo che vada molto bene, perché il mercato cinese si sta pian piano evolvendo verso la “rule of law”, contraddistista da regole chiare e sempre maggiore trasparenza. Va ricordato che, sebbene la Cina sia una grande economia, resta comunque un mercato emergente. Quindi, deve bilanciare l’apertura verso il mondo occidentale e gli investimenti stranieri con la protezione delle proprie industrie. Questo atteggiamento in economia è detto “protezione della infant industry”, che la Cina e il presidente Xi stanno gestendo in maniera adeguata.

Le chiediamo di condividere con noi qualche aneddoto su un viaggio veramente particolare.

Nel marzo 2019 il presidente Xi, durante la sua visita in Italia, si è recato in Sicilia e fu accompagnato da lei. La presenza del presidente Xi Jinping a Palermo nel marzo 2019, a capo di una delegazione composta da membri del governo cinese, è stata a mio avviso un evento storico. Palermo è la mia città natale, fu quindi per me un doppio piacere accompagnare il presidente Xi e la first lady Peng Liyuan. Questa visita ha un suo significato proprio e assai rilevante: poiché il Mediterraneo e la Sicilia si trovano al centro delle rotte commerciali tra Est e Ovest, a livello simbolico viene sottolineato il ruolo del Sud Italia come terminale della Via della Seta. E spero che la visita del presidente Xi non solo darà una spinta al commercio, ma anche al turismo. Lo
stesso presidente ha detto di aver apprezzato Palermo, esprimendo la speranza che molti turisti cinesi possano vivere la Sicilia. Magari sin dal prossimo anno 2022, una volta che la pandemia sarà finita, potremo riprendere questo flusso di scambi culturali e turistici fra i due Paesi. Vuole un mio giudizio personale su Xi? E’ un leader con obiettivi chiari e dotato di una grande determinazione nel raggiungerli.

Ancora a proposito del comunismo cinese, le chiedo una valutazione sul percorso del Partito comunista cinese, dato che a luglio si è ricordato il centesimo anniversario della sua fondazione.

Un fattore chiave, che forse si nota poco in Occidente, è che questo partito si evolve e si adatta alle necessità del tempo. Non è il partito comunista descritto nel Capitale di Marx; è un partito dinamico con caratteristiche cinesi. Sappiamo tutti che quello della Cina è un socialismo “con caratteritiche cinesi”, ma che cosa significa? Significa che quando c’è un problema lo si affronta in un modo alternativo. Questa è la grande capacità, secondo me, della leadership cinese: non essere bloccata a quello che c’è scritto nei libri di cento e più anni fa, ma adattare gli insegnamenti del comunismo alle situazioni reali.

E questa grande qualità di adattarsi dà continuità e sostenibilità al sistema, nonostante le varie crisi (come la global financial crisis del 2008 o la più recente crisi causata dalla pandemia). E la migliore dimostrazione sta nel fatto che la Cina è il Paese che riesce, di norma, a superare meglio e più rapidamente degli altri le crisi.

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