Cina, l'"aula Confucio": tra poesia e guqin

L'analisi della poesia "Cercando l'eremita" di Jia Dao e un'analisi sull'antico strumento cinese guqin

Cina, l'"aula Confucio": tra poesia e guqin

Di seguito la poesia "Cercando l'eremita" di Jia Dao e un'analisi sull'antico strumento cinese guqin.

Cercando l’eremita

Cercando l’eremita, senza incontrarlo

Chiedo a un fanciullo sotto un albero di pino,

Il maestro è andato a cogliere erbe medicinali, mi dice.

Da qualche parte sul monte,

non sa dove con certezza, che l’alpe si perde in una densa foschia.

La caratteristica lirica di questa poesia è la profondità nella semplicità. Normalmente, quando si fa visita a un amico e si viene a sapere che è fuori casa, ci si allontana delusi. Tuttavia, in questa poesia, alla prima domanda ne seguono una seconda e una terza, sempre più profonde, che esprimono i cambiamenti dello stato d’animo dell’autore. Nel primo verso, l’animo è gioioso e pieno di speranza; nel secondo, quando la risposta differisce da quel che si sarebbe aspettato, emerge la delusione; nel terzo, pur deluso torna ad avere un filo di speranza; infine, dopo l’ultima risposta, insorge il senso di frustrazione e d’impotenza. È chiaro che tre domande e tre risposte si dovrebbero esprimere in non meno di sei versi, ma Jia Dao ricorre al metodo delle risposte che sottintendono le domande, semplificando il tutto in 20 caratteri. L’attenzione di Jia Dao non si rivolge solo ai caratteri e ai versi, visto che considera a fondo anche la struttura del componimento. Questa poesia ne costituisce una prova.

Il guqin

Da oltre tremila anni il termine cinese qin indica il guqin, o qin a sette corde: la cetra cinese. Dopo il XX secolo vari strumenti occidentali a corde arrivarono in Cina e solo allora, per differenziarlo, il qin tradizionale fu chiamato guqin, ovvero “qin antico”. All’inizio, il guqin aveva solo cinque corde e cinque note, corrispondenti ai cinque elementi: metallo, legno, acqua, fuoco e terra. Dopo un certo tempo, il re Wen della dinastia Zhou, aggiunse una corda allo strumento mentre si trovava in carcere e aveva nostalgia del figlio.

Costui, il re Wu, successivamente aggiunse un’altra corda, per cui nacque il “qin a sette corde di Wen e Wu”, da cui proviene il termine “guqin a sette corde”. Il qin, gli scacchi, la calligrafia e la pittura sono i principali canali di allenamento spirituale dei letterati cinesi, e il qin figura al primo posto. Nell’antichità i cinesi amavano intrattenere gli amici suonando il qin e chi riusciva a capirne il suono era considerato un intimo amico. In passato, oltre ad essere suonato durante sacrifici e riti, lo strumento era anche molto diffuso a livello popolare. Ogni dinastia ed epoca è caratterizzata da capolavori di musica per guqin.

I brani più famosi sono “Fiori di prugno – tre variazioni”, “Il maschio della fenice ricerca la sua compagna” ecc. Nel 1977 una registrazione del motivo per guqin, Liushui (Acqua che scorre), è stata inviata nello spazio esterno dalle astronavi Voyager 1 e Voyager 2. Il suono del guqin è elegante e persistente. Secondo la leggenda, al tempo dei Regni Combattenti una ragazza di nome Han E arrivò nel regno di Qi, e senza soldi per comprarsi da mangiare, digiuna da più giorni, si mise a suonare il qin all’ingresso della città.

Il magnifico suono del qin di Han E colpì profondamente gli ascoltatori, che alcuni giorni dopo avevano ancora l’impressione che risuonasse fra le travi del tetto, da cui derivò il detto “Risuona fra le travi di casa per tre giorni”, per indicare un motivo indimenticabile.

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