“La musica può rendere gli uomini liberi”, disse Bob Marley in un’intervista a un giornalista americano. Questa frase racchiude un forte messaggio di speranza contro guerre, soprusi e sofferenze subite in passato dal popolo giamaicano. E a distanza di anni e anche di qualche migliaio di chilometri, queste parole possono essere benissimo utilizzate per descrivere le pene dell’inferno vissute dai cittadini iracheni in tutti questi anni di guerra: dall’invasione americana nel 2003 all’arrivo del Califfato dei tagliagole dell’Isis nel giugno 2014.
Ma oggi la situazione sta lentamente cambiando. Oggi il califfato è scomparso e Mosul sta ritornando pian piano a vivere e a ritrovare la serenità con la musica, messaggera di pace, amore e convivenza. Proprio per questo motivo Karim Wasfi, violoncellista iracheno-americano ha deciso di suonare i propri brani musicali tra le rovine della città di Mosul.
Uno spettacolo di note musicali che ha incuriosito decine di persone, che hanno preso parte al concerto assistendo in silenzio all’esecuzione delle melodie accompagnate dall'orchestra locale Nerkal, composta da un violino, una chitarra e un oud (strumento musicale arabo, conosciuto in Occidente come liuto arabo).
La musica suonata a Mosul rappresenta la rinascita di un paese che ha voglia di alzarsi e di riprendere il proprio cammino verso la libertà e la democrazia.
In quest’atmosfera fantasiosa fatta di note, emozioni e ideali, si ritrovano tutti i cittadini iracheni, popolo errante in cerca di sicurezza, pace e convivenza. Queste poche note suonate dinanzi ai resti della vecchia Mosul non potranno di certo cambiare il paese e non salveranno da sole il mondo, ma placheranno almeno per poche ore le sofferenze di uno stato in ginocchio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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