Così l'Esercito aiuta i libanesi

Il colonnello Andrea Monti, comandante del contingente italiano in Libano, spiega a ilGiornale.it le finalità della MIBIL

Così l'Esercito aiuta i libanesi

L’11 marzo di quest’anno è iniziata la Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano. La missione si inserisce, come ovvio, nel grande caos mediorientale causato dalla guerra civile siriana del 2011 e dalla successiva espansione dell’Isis. Tre sono i settori di intervento delle forze armate italiane: supporto ai rifugiati, all’economia della nazione e alle forze armate. Come si concretizza questo aiuto?

La Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL) nasce nell’ambito delle iniziative delle Nazioni Unite connesse alla crisi siriana. Tali iniziative, avviate nel 2013 e racchiuse dalla sigla “International Support Group for Lebanon” (ISG) sono dirette al coordinato e consistente aiuto della comunità internazionale al Libano, per consentire la gestione delle molteplici minacce alla sicurezza ed alla stabilità interna a seguito della crisi siriana. Tre aree principali sono state identificate per la realizzazione degli interventi, tali aree sono: il supporto all’economia, alle problematiche connesse con i rifugiati e il supporto alle forze di sicurezza. L’Italia, nel 2014, a conclusione della conferenza dell’ISG organizzata a giugno in Roma sotto l’egida delle Nazioni Unite, riconoscendo il ruolo critico svolto dalle forze di sicurezza libanesi nel contrasto alle minacce interne, al mantenimento dell’ordine pubblico e della stabilità e nella vigilanza dei propri confini, ha deciso di focalizzare il proprio intervento orientandosi al supporto alle forze di sicurezza. Per tali ragioni è stato deciso di: avviare una missione di addestramento, costruire un Centro di Addestramento in Libano dove sviluppare tali attività formative e, in ultimo, rendere disponibile la partecipazione a contributi di altri paesi collegati all’iniziativa ISG. La Missione opera nell’ambito dell’alta formazione e della specializzazione di tutte le categorie di forze di sicurezza libanesi, rispondendo a precise richieste della controparte che ha esplicitamente sollecitato di orientare le attività formative alla creazione di un bacino di personale istruttore, capace con il tempo di proseguire l’addestramento in maniera autonoma. La Missione opera su base bilaterale, regolata da accordi tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Libanese.

Quante sono le truppe schierate? E quali? Perché proprio queste?

La missione è articolata da un nucleo fisso che è permanentemente dislocato in Libano e da nuclei addestrativi – di composizione variabile a seconda del corso da sviluppare - che temporaneamente vengono dislocati in teatro per la durata delle attività formative. Non vi è una configurazione ordinativa tradizionale (unità standard quali, per esempio, compagnie o reggimenti) poiché i compiti assegnati prevedono esclusivamente la condotta di attività formative/addestrative. Gli istruttori pertanto provengono dal bacino di enti, comandi e scuole dell’Esercito Italiano e dell’Arma dei Carabinieri che sono usualmente responsabili della condotta delle medesime attività formative per le Forze Armate italiane in ambito nazionale. I corsi condotti sino ad oggi da marzo 2015 sono stati molteplici, dall’addestramento sanitario per il personale con impieghi operativi a corsi di aggiornamento sanitario per personale medico ed infermieristico militare, dai corsi di cooperazione civile e militare a quelli di comunicazione operativa, dai corsi di protezione della forza e modalità di costituzione di basi a quelli di contro-cecchinaggio, dai corsi di controllo della folla a quelli di rilevamento nucleare batteriologico chimico e radiologico.

I positivi risultati sino ad oggi ottenuti in tale quadro, confermano la internazionalmente riconosciuta capacità italiana nelle attività di “capacity building”, soprattutto mediante l’approccio della formazione degli istruttori, metodo che viene attualmente anche impiegato in altre aree quali i Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan, la Somalia il Mali e Djibouti.

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