Sembra di essere tornati indietro di secoli. Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha accusato i "criminali satanisti", in primis i vescovi cattolici (ma ovviamente anche gli Stati Uniti) per l’ondata di proteste che da mesi scuote il Paese e che l’ex leader sandinista cerca di reprimere con grande durezza. Il giorno del 39° anniversario della rivoluzione sandinista (che coincide con il rovesciamento del dittatore Anastasio Somoza), Ortega ha puntato il dito contro l’impero nordamericano e il gotha finanziario locale, che stanno tramando per attuare "un colpo di Stato".
I vescovi negli ultimi mesi hanno lavorato molto, cercando di mediare tra il presidente e l’opposizione. Ma questo ha attirato gli strali di Ortega, che li definisce "cospiratori", accusando alcune chiese di avere depositi nascosti di armi, usate dai ribelli come basi.
Con al fianco la moglie, Rosario Murillo, potente vicepresidente, e i ministri degli Esteri di Cuba e Venezuela, il leader del Nicaragua ha ribadito che "i satanisti vanno esorcizzati", sottolineando che "è stata una battaglia dolorosa" contro una "cospirazione armata finanziata da forze interne che conosciamo, ed esterne".
In tre mesi di dure proteste di piazza oltre 280 persone hanno perso la vita: in maggioranza si tratta di giovani manifestanti. Polizia e forze paramilitari hanno colpito studenti universitari in prima fila nella manifestazioni e nella città di Masaya, roccaforte dei ribelli, vicina alla capitale Managua. Una repressione molto dura che ha eroso il sostegno popolare a Ortega e il sostegno delle imprese, che per anni gli ha permesso di governare senza troppi problemi.
Alcuni giorni fa il nunzio apostolico, monsignor Waldemar Stanislaw
Sommertag, ha implorato una tregua, in nome di papa Francesco, per porre fine al massacro. E da ieri, come per i prossimi tre venerdì, la Chiesa nicaraguense ha indetto una giornata di digiuno per la fine della violenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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