Afghanistan, la Croce rossa torna con l'autorizzazione dei talebani

L'associazione internazionale aveva sospeso ogni tipo di operazione umanitaria ad aprile, quando gli insorti avevano smesso di garantirle la completa sicurezza

Afghanistan, la Croce rossa torna con l'autorizzazione dei talebani

La Croce rossa ricomincerà a condurre missioni umanitarie in Afghanistan dopo aver ricevuto il via libera dei talebani, che sono tornati a garantire la completa sicurezza per il personale dell'associazione internazionale.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa aveva cessato ogni attività sul suolo afghano dallo scorso aprile, quando gli insorti avevano "vietato" all'associazione con sede a Ginevra di inviare personale in Afghanistan per condurre missioni umanitarie e aiutare la popolazione duramente provata da 18 anni di conflitto. I talebani, che non hanno mai smesso di esercitare di fatto il controllo su vaste zone del Paese - e che negli ultimi mesi hanno guadagnato parecchio terreno attraverso una serie di "offensive" militari - hanno divulgato una nota che definisce come "ripristinate le garanzie di sicurezza concesse alla Croce Rossa, e ordina a tutti i mujaheddin di fare attenzione alla sicurezza degli impiegati e degli equipaggiamenti del comitato". Nella nota, i talebani parlano di una concessione rilasciata dall'Emirato Islamico dell'Afghanistan: ossia il vecchio modo di definire l'Afghanistan prima dell'invasione statunitense del 2001, che sovvertì proprio il regime teocratico instaurato dagli insorti che aveva preso tale nome.

Come riportato da La Stampa, il capo della delegazione della Croce rossa in Afghanistan, Juan-Pedro Schaerer, ha scritto su Twitter che in seguito all'incontro tenutosi a Doha, dove i talebani hanno la loro rappresentanza ufficiale, questi ultimi hanno permesso all'associazione umanitaria internazionale di "ristabilire una mutua comprensione sulla situazione umanitaria in Afghanistan e le attività nel Paese". Gli insorti, che attraverso le loro numerose offensive hanno ripreso il loro controllo su numerose zone che non sono più sotto la protezione del governo di Kabul e dei contingenti militati occidentali, avevano proibito alla Croce rossa di condurre missioni già nell'agosto 2018, prima di ripristinarle questo ottobre. Attualmente i talebani controllano circa la metà del Paese - e questa è considerata come la massima espansione raggiunta dopo l'invasione americana.

La decisione dei capi talebani giunge proprio in concomitanza con l'abbandono del tavolo dei negoziati portati avanti dalla Casa Bianca per raggiungere la pace con gli insorti, prima di procedere con il ritiro delle truppe di occupazione. I toni e la scelta di definirsi nella comunicazione "formale" Emirato Islamico sembrano richiamare l'attenzione sul diritto dei talebani di esercitare la loro completa volontà sul territorio che è ricaduto sotto il loro controllo, poiché da parte loro è completamente disconosciuta l'autorità del governo definito "fantoccio" di Kabul, che andrà alle elezioni proprio la prossima settimana, e per il quale si prevedono duri scontri.

Dopo il fallimento dei colloqui di pace, che secondo il presidente americano Donald Trump sarebbero arrivati ad un "punto morto", gli insorti hanno ricordato agli Stati Uniti come l'Afghanistan sia sempre stato "la tomba

degli imperi"; una tomba dove la mano della Croce rossa internazionale è quanto meno una lieve speranza per la popolazione civile, che continua ad essere duramente provata dagli scontri che dilaniano ovunque il suolo afgano.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica