È la fine di un'era, ma una conclusione che ha in sé anche i segni della continuità quella che si vive oggi a Cuba, dove per la prima volta a capo dell'isola c'è un uomo che di cognome non fa Castro e che non ha partecipato direttamente alla guerriglia dei "barbudos".
"La rivoluzione continuerà", ha assicurato Miguel Diaz-Canel, il primo vice-presidente del governo, eletto come previsto per prendere il posto di Raul, fratello minore di Fidel Castro. Ma intanto si apre almeno in linea teorica un'era differente, che allontana il Paese dall'idea di un'isola a guida famigliare, pure se il generale Raul sovrintenderà da vicino il passaggio di potere: rimanendo a capo del Partito comunista fino al proprio congresso, che non si terrà prima del 2021; e mantenendo il grado militare che fa di lui l'ufficiale di più alto rango nelle forze armate cubane.
Diaz-Canel è stato eletto nel secondo giorno dell'Assemblea nazionale che ha visto votare 604 deputati. Il 99,83% dei presenti - tutti tranne uno - hanno posto il loro voto sotto il nome del delfino di Castro, chiamato all'Avana nel 2009 per prendere il posto di ministro dell'Istruzione. Sarà ora il veterano Salvador Valdes Mesa ad affiancarlo come vice-presidente per i prossimi cinque anni.
Il 57enne Diaz-Canel, alle spalle una formazione da ingegnere e ruoli da leader locale nelle province di Villa Clara, dove è nato, e poi a Holguin, luogo d'origine della famiglia Castro, è ora sia presidente della Repubblica che del Consiglio dei ministri.
Dovrà guidare un Paese in bilico, che aveva trovato la strada per un'apertura all'America e che ora deve fare i conti con un'amministrazione non necessariamente intenzionata a procedere sulla strada di una normalizzazione delle relazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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