È un crinale molto stretto quello dove camminano Germania e Turchia, che da mesi ormai si scambiano sciabolate diplomatiche, divise da rapporti bilaterali su cui pesano questioni tanto rilevanti quanto lo possono essere l'emergenza immigrazione e la libertà di stampa.
Uno scontro che passa anche dai giornali, con il vice presidente del parlamento europeo, Alexander Graf Lambsdorff, che alla Bild esprime tutto il suo scetticismo sul fatto che si possa decidere in tempi rapidi di cancellare i visti in ingresso per i cittadini turchi.
Una questione non indifferente, che ad Ankara legano al rispetto dell'accordo sull'immigrazione siglato con l'Europa, a Bruxelles a una diversa definizione di "terrorismo" da parte della Turchia, sotto accusa per una stretta che, dopo il fallito colpo di Stato, secondo molti colpisce in modo indiscriminato - non solo i possibili colpevoli, ma il dissenso di qualsiasi colore -.
Mentre si conclude un altro match del tiro alla fune sull'immigrazione, a tenere banco è anche la sorte di Can Dundar, giornalista ricercato in patria e da mesi in Germania.
Berlino ha concesso oggi il passaporto all'ex direttore di Cumhuriyet, storico quotidiano d'opposizione. Una mossa carica di significati politici, a pochi giorni dall'arresto di una dozzina di giornalisti del foglio e del suo nuovo direttore, Murat Sabuncu.
Ricercato, in Turchia, è anche Dundar. E se un tempo il suo quotidiano faceva parlare di sé per essere stato il primo a svelare i traffici d'armi che i servizi turchi gestivano sul confine siriano, poi per i mesi trascorsi da lui per questa ragione in carcere, insieme al collega di Ankara Erdem Gul, oggi è ancora la sorte dei suoi giornalisti a far parlare l'opinione pubblica.
"Faccio questo mestiere da 35 anni ma non è mai stato così difficile", aveva detto a luglio Dundar al Giornale. E ora accusa le autorità di "assaltare l'ultimo bastione" della stampa d'opposizione e promette: "Resisteremo, fino alla fine".
Ma se immigrazione e libertà di stampa non fossero sufficienti a spiegare la tensione che si percepisce da tempo nei rapporti tra Germania e Turchia, che già si erano divise pure per la scelta di Berlino di descrivere come "genocidio" la deportazione di massa degli armeni al volgere al termine dell'epoca ottomana, a pesare è pure la questione del fallito golpe del 15 luglio.
Ad agosto ci avevano pensato i giornali più schierati a chiarire il punto, con il poco moderato Yeni Akit che titolava la sua prima pagina "La Germania non è un amico, ma un avversario", in risposta alla scelta di impedire un intervento in videoconferenza di Erdogan, alle migliaia di turchi scesi in piazza a Colonia.
Oggi il discorso non accenna a mutare tono e il presidente accusa Berlino di "offrire rifugio ai terroristi", perché si rifiuta di scendere a patti e consegnare i gulenisti, membri dell'organizzazione che in patria è accusata - con largo sostegno popolare - di avere organizzato il colpo di Stato, poi fallito, di questa estate, ma pure perché "protegge" membri del Pkk e dell'estremismo di sinistra turco.
"Questa piaga del terrorismo vi colpirà come un boomerang", accusa Erdogan, mentre la Merkel definisce "estremamente
preoccupante" l'arresto di membri della stampa in Turchia. Al momento, dice un'associazione di giornalisti locale, in 105 sono in carcere e più di duemila hanno perso il lavoro. Centosettanta le testate chiuse negli ultimi mesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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