La partita che Mosca sta giocando in Siria è, essenzialmente, di tipo diplomatico. Le recenti aperture nei confronti dei ribelli dell'Esercito siriano libero vanno lette proprio in questo senso: Putin non può permettersi una Siria destabilizzata, una Siria paragonabile all'Iraq post Saddam o alla Libia post Gheddafi. La Siria, in definitiva, non può diventare un "non Stato". Del resto lo stesso ex premier inglese Tony Blair ha dovuto ammettere che la guerra in Iraq del 2003 ha aiutato la nascita e la diffusione dello Stato islamico. Putin non può permettersi un errore simile.
Proprio oggi, il deputato russo, Alexander Yushchenko, che si trova a Damasco e che ha avuto modo di incontrare alcuni parlamentari siriani, ha spiegato come Assad sia ormai pronto a organizzare elezioni presidenziali in Siria, ma solamente dopo che il suo Paese sarà "liberato" dall’Isis. Yushchenko ha inoltre spiegato che la candidatura di Assad ci sarà solamente "se la gente non si opporrà".
Come è
prevedibile, questo annuncio è destinato a irritare i ribelli moderati e, soprattutto, Washington (che li sostiene). Riuscirà Putin a giocare d'anticipo e a mettere nel sacco i ribelli più intransigenti e l'America?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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