La minaccia integralista in Libano

Gli integralisti libanesi hanno sequestrato la popolazione usandola come scudo

La minaccia integralista in Libano

Sveglia, alzabandiera e un briefing accurato prima di uscire in pattuglia. Ieri nella valle della Bekaa, zona libanese dove non è prevista la presenza delle truppe Onu, gli integralisti islamici hanno ucciso 16 militari dell'esercito libanese. Lo scontro si è svolto nel villaggio di Erssal una cittadina con circa 40 mila abitanti, prevalentemente di confessione sunnita, sul confine nord-est del Libano con la Siria. I terroristi, così vengono chiamati in Libano, fanno parte delle milizie integraliste islamiche che hanno cercato di sovvertire il governo di Assad in Siria scatenando la guerra.

A Erssal, dove avevano già delle basi, dopo aver preso il controllo della cittadina hanno istituito dei posti di blocco sparando contro tutti coloro che tentavano di allontanarsi: di fatto hanno sequestrato la popolazione che viene usata come scudo. Così i militari Libanesi non se la sono sentita di bombardare le postazioni dei miliziani del Fronte al Nussra dentro la città , ma le Laf (Lebanese Armed Forces) hanno comunque iniziato un'operazione per circondare la cittadina e isolare tutta l'area. Il governo sta cercando un accordo per far tacere le armi, il premier libanese Salam ha affermato: “Le nostre condizioni per i negoziati sono chiare e si basano sul ritiro dei miliziani fuori del villaggio di Erssal e poi fuori dal territorio libanese.”

Ma l'appoggio da tutte le parti politiche all'esercito è netto come il mandato di “eliminare il problema” se la diplomazia dovesse fallire. Le notizie non sono incoraggianti, usciamo dal briefing con un certo senso di oppressione e con la consapevolezza che la pattuglia potrebbe comportare dei rischi maggiori. Il capo pattuglia, il sergente Menduni, ha una preoccupazione in più: me e il mio operatore. Avere un media combat team a bordo significa che tutto può essere ripreso e come se non bastasse io sono un ufficiale superiore.... Oltretutto non ci conoscono e siamo nuovi nel reparto, quindi non hanno la benché minima idea di come ci comporteremo o di come potremmo reagire in caso di pericolo.

I mezzi escono dalla base, incontriamo i colleghi libanesi delle Laf, sono parecchio giù di tono. Iniziamo il pattugliamento: l'itinerario prevede di passare dalla Coastal Road, una delle strade più importanti del Libano, poi inerpicarci sulle colline all'interno lungo la Blue Line e arrivare fino a Malbatt, la base del contingente della Malesia, per rientrare poi ancora costeggiando la zona di confine con Israele. Con il passar del tempo i ragazzi si rilassano e capiscono che non siamo un problema in più. La pattuglia scorre tranquilla, le macchine che ci vengono incontro spesso salutano con numerosi colpi di clacson, in effetti la nostra presenza è quasi una garanzia che qui situazioni come a Erssal non possono succedere.

Le ore scorrono, ogni tanto qualche battuta aiuta ad allentare la tensione, il Lince è sicuro ma non è certo come viaggiare in business class e la schiena ogni tanto si fa sentire. Raggiungiamo tutti i punti da controllare, il contatto radio con il centro operativo ci tiene informati su cosa succede nelle altre aree e alle altre pattuglie. Anche loro tutto bene, per fortuna. Stanchi e un po' cotti rientriamo a 1-26 dove ci attende una doccia e la cena. Come prima pattuglia con i Lancieri di Novara, reggimento della Brigata corazzata Ariete, non c'è male e in più siamo contenti di aver superato l'esame: i ragazzi della pattuglia ci hanno invitato a mangiare la pizza con loro da Ciano, uno dei due bar trattoria della base. Siamo parte del gruppo. E domani siamo aggregati alla BMR (Battalion Mobile Reserve): la prima uscita è per le sette del mattino.

Aldo Bolognini Cobianchi è Giornalista e ufficiale della riserva selezionata richiamato in servizio in Libano



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