"Il popolo ha fatto la sua scelta. Una scelta netta. Oggi firmiamo l'accordo per l'adesione delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e delle regioni Kherson e Zaporizhia alla Federazione Russa". Vladimir Putin ha così aperto la cerimonia di firma dei trattati di annessione a Mosca delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Le persone che vivono in quelle regioni, ha aggiunto il presidente russo rivolgendosi a Kiev, all'Europa e al mondo intero, "diventano nostri cittadini per sempre".
L'annuncio di Putin
Il capo del Cremlino ha spiegato che "la Russia non vuole e non le serve un ritorno dell'Urss". "L'amore per la Russia è un sentimento indistruttibile. Ecco perché anche i giovani nati dopo la tragedia della caduta dell'Unione Sovietica hanno votato" per l'annessione, ha proseguito Putin. Il presidente russo ha sottolineato che l'istituzione di "quattro nuove regioni della Federazione russa" avverrà con legge costituzionale, "perché è la volontà di milioni di persone, è un loro indiscutibile diritto sancito nell'articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, che parla dell'autodeterminazione dei popoli".
Ricordiamo che Putin ha riconosciuto gli oblast ucraini di Kherson e Zaporizhzhia come regioni indipendenti, in un passaggio intermedio in vista della formale annessione dei due territori alla Federazione Russa. La firma dei relativi decreti, annunciata pubblicamente dal Cremlino nelle ultime ore, ha seguito i referendum sull'annessione tenutisi nei giorni scorsi nei due oblast ucraini conquistati dalle forze russe, oltre che a Donetsk e Luhansk, riconosciute unilaterlamente da Mosca a febbraio.
"Siamo pronti ai negoziati"
Putin ha quindi chiesto un minuto di silenzio per quelli che ha definito gli "eroi" che combattono in Ucraina e per le "vittime delle azioni terroristiche di Kiev". Riprendendo il suo discorso fiume, il leader russo ha fatto sapere che Mosca difenderà i suoi territori, comprese le quattro regioni appena annese, con tutti i mezzi a disposizione. Allo stesso tempo, il capo del Cremlino ha rivolto un interessante messaggio all'Ucraina: deve "cessare il fuoco cominciato nel 2014, siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati" anche se "la scelta dell'annessione della popolazione delle quattro regioni ucraine non è più in discussione".
L'Occidente è stato accusato di portare avanti una "guerra ibrida" contro la Russia che, nel frattempo, "ha riconquistato il suo posto nel mondo" dopo "i tragici anni '90", quando nel Paese "la gente moriva di fame". "L'Occidente vuole renderci una colonia, vuole defraudarci, non vuole una cooperazione. Anche la nostra cultura li spaventa, il nostro fiorire è un pericolo per loro. Sono ossessionati dall'esistenza di un Paese così grande", ha tuonato, ancora, Putin ribadendo che quello dell'Occidente "è un delirio, un inganno vero e proprio, con doppi e tripli standard. Con tutte queste regole false la Russia non ha intenzione di vivere".
"I leader occidentali sono sempre gli stessi: dei colonializzatori. Dobbiamo ricordare loro che questa politica colonialista è iniziata nel Medioevo", ha concluso Putin, tirando poi in ballo la vicenda del Nord Stream. "È chiaro a tutti a chi conviene il suo sabotaggio", ha affermato, lasciando intendere che l'esplosione sia da imputare agli anglosassoni.
Per quanto riguarda, invece, la minaccia nucleare, Putin ha fatto notare che "gli Stati Uniti sono l'unico Paese al mondo ad aver usato le armi nucleari due volte, a Hiroshima e Nagasaki, stabilendo così un precedente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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