Domani riaprono le frontiere, ok a 15 Paesi: esclusi Stati Uniti

Com'era prevedibile, gli Stati Uniti non fanno parte dell'elenco dei Paesi riammessi. Confini aperti anche alla Cina, a patto che Pechino garantisca lo stesso trattamento ai cittadini europei

Domani riaprono le frontiere, ok a 15 Paesi: esclusi Stati Uniti

È prevista per domani, mercoledì 1 luglio, la riapertura delle frontiere dell'Unione europea ai viaggiatori provenienti dai paesi extracomunitari. In queste ultime settimane gli ambasciatori dei 27 Stati appartenenti all'Ue hanno a lungo discusso per decidere a quali zone riconsentire l'accesso, in modo tale da garantire la salute della popolazione dell'area Schengen.

Nello stilare la lista dei paesi considerati sicuri, i rappresentanti degli Stati europei si sono basati principalmente su criteri di carattere sanitario: i territori in esame devono avere un tasso di nuovi casi di Covid-19 al di sotto, o almeno non superiore, rispetto alla media europea, e garantire un punteggio medio totale di Ihr superiore a 70.

Sono in tutto 15 gli Stati a cui verranno riaperte le frontiere a partire da domani. La lista è stata approvata in queste ultime ore. Rientrano nell'elenco l'Australia, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Corea del Sud, la Thailandia, il Canada, la Serbia, la Georgia, l'Algeria, il Montenegro, il Marocco, il Ruanda, la Tunisia e l'Uruguay.

Bollino verde anche per la Cina. Nonostante il focolaio registrato a Pechino, infatti, il gigante asiatico è stato aggiunto alla lista, ma ad una condizione: le frontiere saranno aperte soltanto se anche i cittadini europei riceveranno lo stesso trattamento, vedendo decadere l'obbligo della quarantena obbligatoria.

Grandi esclusi, come del resto ci si aspettava, Stati Uniti, Brasile, Russia, India ed Israele, cosa che non ha mancato di provocare un certo imbarazzo, soprattutto per quanto riguarda gli Usa. Malgrado le rassicurazioni dal vicepresidente Mike Pence, il quale ha garantito che gli States stanno riaprendo in modo responsabile e sicuro, la bandiera nera era quasi certa, considerato il numero ancora elevato di contagi (2,681,811 riscontrati sino ad oggi, con 128,783 decessi).

Dopo la chiusura delle frontiere avvenuta lo scorso 17 marzo, domani, dunque, si riparte. Non si è trattato di una decisione facile. "Repubblica" parla di numerose discussioni ed incertezze fra i rappresentanti degli stati membri. In molti temono conseguenze per aver chiuso le porte agli Stati Uniti ed allo stesso tempo alla Cina. C'è persino chi sospetta che Pechino non abbia fornito dati completamente attendibili. Belgio e Slovenia, ad esempio, hanno accettato con riserva, dichiarando la loro intenzione di non garantire l'accesso a tutti gli Stati figuranti nella lista.

La riapertura dei confini, tuttavia, è a dir poco indispensabile dal punto di vista economico, tanto che Francia e Germania avevano a lungo insistito in questi giorni perché una decisione venisse presa.

Necessario che tutti i Paesi dell'Ue si dichiarassero concordi, così da evitare azioni individuali o addirittura un nuovo blocco delle frontiere. La lista, comunque non vincolante, è provvisoria, e dovrà essere riaggiornata ogni 14 giorni.

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