Se c'è un Paese che deve cercare di ritagliarsi il ruolo da mediatore nel conflitto tra Russia e Ucraina, quello è l'Italia. Nei giorni scorsi, Repubblica ha pubblicato una roadmap in quattro punti, elaborata dal ministero degli Esteri italiano, per provare a ricomporre la crisi. Un'ipotesi coraggiosa, quella della Farnesina, ma non facilmente realizzabile.
Il piano di pace italiano prevede infatti un immediato cessate il fuoco, seguito da un accordo sulla neutralità dell'Ucraina, la sovranità di Crimea e Donbass (le due aree che interessano maggiormente il presidente Vladimir Putin in quanto ospitano la gran parte delle comunità russofone in Ucraina) e, infine, un nuovo patto sulla sicurezza internazionale che possa allontanare dall'Europa nuovi conflitti.
Attualmente, Kiev sta analizzando il piano e - tramite il portavoce del ministero degli Esteri, Oleh Nikolenko - ha fatto sapere di "apprezzare" lo sforzo di Roma, che "ha condiviso la sua visione dei modi per porre fine alla guerra della Russia". Allo stesso tempo, ha avvertito, "qualsiasi decisione politica dovrebbe essere basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti".
Il nostro Paese ha dunque iniziato ad agire nelle nuovi vesti da paciere. Ed è in quest'ottica che va letto il colloquio che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto con il presidente Volodomyr Zelensky. Secondo quanto riportato dall'Ansa, il leader ucraino ha ringraziato il collega, per il suo "incondizionato sostegno al cammino" del suo Paese verso l'Ue.
Era dal 27 aprile che i due politici non si parlavano. Draghi ha rassicurato Zelensky, presentandogli le tre direttrici, come le definisce l'Ansa, che intende seguire. La prima via è quella delle sanzioni e "deve condurre l'Ue ad approvare quanto prima il sesto pacchetto di restrizioni". La seconda strada riguarda "lo sblocco dei porti ucraini, per far riprendere le esportazioni di grano e scongiurare la "guerra del pane", effetto collaterale del conflitto sul terreno".
La terza via, infine, prevede il sostegno dell'Italia "per garantire a Kiev uno scudo di protezione da ogni aggressione esterna, viste le sempre più remote prospettive dell'Ucraina di aderire alla Nato".Le proposte italiane sono improntate al realismo e qualcosa ha iniziato a muoversi. Piccoli segni di distensione che aprono spiragli di pace.
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