Quelle donne che si suicidano pur di sfuggire all'Isis

Secondo l'ex parlamentare Ameena Saeed Hasan centinaia di donne rapite e stuprate dagli jihadisti dell'Isis si starebbero togliendo la vita per le sofferenze

Quelle donne che si suicidano pur di sfuggire all'Isis

Oltre un centinaio di donne yazide suicide. È il grido di allarme, lanciato dall'Iraq via Cnn, di Ameena Saeed Hasan ex deputata irachena. Fin dalla caduta di Mosul, nel giugno 2014, la Hasan si è impegnata a salvare le donne yazide. "Vogliamo solo salvarle" spiega all'emittente americana. "Ho le foto di alcune di queste ragazze che si sono ammazzate, quando hanno perso la speranza di essere salvate e quando l'Is le ha vendute e stuprate più volte. Penso che siano un centinaio"

Il dramma degli yazidi, che l'Isis considera "adoratori del diavolo", è iniziato nel giugno del 2014 dopo gli jihadisti avevano preso possesso della città di Mosul. "Ci siamo detti: perché dovrebbero andare a Sinjar?" spiega ancora la Hasan in riferimento alla zona del Monte Sinjar dove risiedevano la maggior parte di loro. "Lì non c'è niente, cosa potrebbero prendere?" si chiedeva la parlamentare irachena. E invece i taglia gole sono arrivati e hanno preso donne e bambini.

Secondo una lettura radicale e distorta del corano l'Isis crede che rapire e abusare di donne non musulmane sia lecito e consentito. A questo proposito gli yazidi vengono considerati infedeli perché credono in un unico Dio che ha creato le terra e l'ha poi affidata a un angelo pavone. Per questo motivo al Baghdadi e i suoi uomini considerano le donne yazide come merce di scambio.

L'Onu ha già accusato lo Stato Islamico di genocidio per come ha trattato gli yazidi. "Anche io sono una yazida e vengo da Sinjar - conclude Hasan - Conosco molte delle persone rapite. Alcuni sono miei parenti, miei vicini e persone che forse non vedrò più".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica