Sebbene non siano state le prime a partire per i territori controllati dai miliziani dell'Isis, la storia di tre studentesse minorenni inglesi aveva occupato per giorni le pagine della stampa inglese. Shamima Begum, Kadiza Sultana e Amira Abase, tutte tra i quindici e i sedici anni, avevano lasciato l'Europa per il jihad e raggiunto la Siria.
Una fuga, la loro, come quella di tanti che si sono uniti all'Isis. Prima un aereo che le aveva portate fino a Istanbul e da lì lo spostamento nelle province meridionali della Turchia, dove erano riuscite a superare il confine e a raggiungere la Siria, aprendo una polemica tra Scotland Yard e gli uomini di Ankara sulle responsabilità del controllo di chi si mette in viaggio per farsi foreign fighter.
A dare notizia delle ragazze, a diversi mesi dalla loro sparizione, è il Guardian, che scrive che due di loro ora sono sposate con uomini dell'Isis di qualche anno più grandi, probabilmente nei loro vent'anni. Se prima vivevano nella stessa casa a Raqqa, la capitale de facto dell'Isis, ora le studentesse sarebbero state separate e vivrebbero con i propri coniugi.
Se si pensava ci fossero ancora possibilità di riportarle a casa, la notizia "ha distrutto le speranze" dei genitori, ha spiegato al quotidiano l'avvocato che si occupa della questione, Tasnime Akunjee. Sembra ora molto difficile che le studentesse della Bethnal Green possano decidere di tornare in patria.
Molte le donne che hanno lasciato le proprie case per raggiungere l'Isis da molti Paesi del mondo. Tra queste anche l'italiana Maria Giulia Sergio, Fatima per usare il suo nome da convertita. I suoi parenti sono stati arrestati pochi giorni fa, pronti per partire e seguire la figlia. Oggi la prima udienza in tribunale a Milano.
Sono almeno 600 invece i britannici che si sono uniti ai jihadisti. Stima che in molti ritengono tuttavia troppo bassa per dare un'idea realistica del contingente.
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