"Vi chiedono perché io sia in Siria? A questi andrebbe tagliata la testa"

Nelle intercettazioni le parole di "lady Jihad". L'italiana aveva convinto i suoi a raggiungerla in Siria, poi sono stati arrestati

"Vi chiedono perché io sia in Siria? A questi andrebbe tagliata la testa"

Dalla Siria, dai territori controllati dal sedicente Stato islamico, chiamava i familiari a casa. C'è la voce di Fatima Sergio, "lady Jihad", nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti. Parole indirizzate al resto dei suoi parenti, in cui la donna, radicalizzata, critica fortemente i musulmani italiani, accusandoli di essere dei miscredenti e di non seguire i dettami della religione. Una critica che molte volte i jihadisti hanno rivolto ai fedeli, che in larga parte non ne condividono la visione.

La famiglia della Sergio è stata arrestata tra Italia e Albania. Padre, madre e sorella di Maria Giulia - questo il suo nome prima della conversione - stavano per partire per raggiungere la Siria e i jihadisti. "Chi si permette di criticare e chiedere perché vostra figlia sia andata a fare la Hijra (l'emigrazione, un riferimento al viaggio di Maometto verso la Medina ndr), gli si dovrebbe tagliare la testa", minaccia la Sergio, sostenendo che i fedeli non si dovrebbero mischiare con quelli che definisce i "kafirun", i miscredenti.

Le sue parole sono le stesse della propaganda dei jihadisti, imboccate alla ragazza e ripetute, infarcite di numerose formule e parole in arabo. Con questi discorsi la ragazza prova a convincere i familiari della necessità di raggiungere la Siria e l'Iraq. "È come la preghiera, non c'è scelta", dice la Sergio, che accusa i musulmani che non si trovano sulle terre del fantomatico Califfato di avere stretto un'alleanza con persone che disprezzano il Corano, al posto che fuggire.

In una seconda registrazione le indicazioni pratiche su cosa fare per mettersi in viaggio. "Serviranno delle belle valigie, con delle ruote robuste - dice la ragazza ai genitori -. Spendete in questo, ma soprattutto in vestiti". Anche in questo caso le parole della ragazza attingono a piene mani dalla multiforme propaganda jihadista, dai consigli dispensati online a chi voglia raggiungere l'Isis.

"Fino ad ora abbiamo sbagliato tutto nella nostra vita", continua la Sergio, sostenendo che vivere in terre dove la democrazia e le leggi scritte dagli uomini governano le relazioni tra i cittadini non è accettabile secondo l'ideologia del Califfato. "Noi uccidiamo per questo, è il jihad - dice alla madre -. Se vuoi venire nell'islam bene, se no khalas (basta)".

Così prova a convincere - e ci riuscirà - la famiglia a partire per la Siria. "Vivrete in una casa tu, papà e Marianna. Io no, con la famiglia di mio marito, perché così vuole la sharia". Nella conversione e nella radicalizzazione della donna un ruolo central per Haik Bushra, una 30enne canadese di origini siriane, nata a Bologna e ora latitante, che nel 2012 avrebbe poi raggiunto l'Arabia Saudita.

L'analisi della Digos si

sta concentrando anche su una seconda persona, definita un "emiro". Si tratta di Ahmed Abu Alharith, un soggetto legato alle sfere più alte dell'Isis e che avrebbe un ruolo centrale nel sistema di reclutamento del gruppo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica