Duterte contro revisori dei conti pubblici: "Vanno torturati"

Nei mesi precedenti, bersagli delle invettive del leader di Manila erano stati i vescovi cattolici e gli esponenti dell’opposizione

Duterte contro revisori dei conti pubblici: "Vanno torturati"

Il presidente filippino Rodrigo Duterte, ripetutamente etichettato dai media occidentali come “controverso”, ha in questi giorni rivolto “parole di fuoco” all’indirizzo dell’autorità contabile nazionale.

Secondo il sito web asiatico di informazione Rappler, il leader di Manila, durante un recente comizio, avrebbe lanciato un duro attacco verbale nei riguardi dei membri della Commission on Audit, agenzia indipendente incaricata di monitorare l’amministrazione del bilancio pubblico da parte del governo. L’esponente di punta della formazione politica Pdp–Laban avrebbe infatti accusato i tre revisori dei conti di “ostacolare l’attività dell’esecutivo”. Le parole impiegate dal presidente del Paese asiatico durante quel comizio, riportate dal sito di informazione in questione, sarebbero le seguenti: “Quelli della Commission on Audit hanno sempre qualcosa da ridire. Qualunque cosa faccia il mio governo, loro trovano sempre pretesti per avanzare critiche. Non ne posso più. Che ne dite se li faccio rapire e poi torturare? È quello che si meritano.” Egli avrebbe quindi ripetutamente rivolto ai tre componenti dell’autorità indipendente, i quali nelle scorse settimane avevano denunciato l’“endemica corruzione” dell’esecutivo di Manila, l’epiteto di “figli di p…”.

Critiche nei confronti delle esternazioni del leader asiatico sono state subito espresse dagli avversari politici di quest’ultimo. Ad esempio, Mar Roxas, membro del Partito liberale nonché candidato presidente sconfitto proprio da Duterte alle elezioni del 2016, ha bollato come “abominevoli” le parole del capo dello Stato e le ha poi additate come una “brutale intimidazione nei riguardi di un’istituzione incaricata di assicurare la sana gestione delle risorse della collettività”.

La Commission on Audit è solo l’ultimo bersaglio delle invettive di

Duterte. Nei mesi precedenti, infatti, quest’ultimo aveva messo nel mirino i vescovi cattolici filippini e diversi esponenti dei partiti di opposizione, tutti giudicati dal leader di Manila “meritevoli di morte”.

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