Ecco come la Merkel si è giocata il suo potere in Europa

Secondo der Spiegel, a causa delle sue politiche in materia migratoria la Cancelliera ha isolato la Germania come nessun suo predecessore aveva mai fatto. La rotta balcanica è stata chiusa contro il suo volere e molti leader europei sono delusi dalla sua apertura alla Turchia

Ecco come la Merkel si è giocata il suo potere in Europa

"C'era un tempo in cui i rapporti tra la Cancelleira tedesca e il presidente del Consiglio europeo Dondald Tusk erano più congeniali. Quando Angela Merkel entrava le stanze del palazzo del Consiglio europeo a Bruxelles, Tusk si inchinava profondamente e stringeva calorosamente le sue mani. Poi le baciava le guance così intimamente che perfino la Merkel, così abituata alle formalità, mostrava una rapida espressione di confusione e di sorpresa nei confronti dell'ex primo ministro polacco".

A raccontare questa storia è der Spiegel, una delle più popolari riviste tedesche. Si tratta, però, di una storia passata, di un tempo in cui la Cancelliera era vista come l'unico leader indiscusso di un'Europa a trazione tedesca. Secondo der Spiegel, però, quell'Europa oggi non esiste più. E con essa neanche la leadership di Angela Merkel che, al contrario, sarebbe ora più isolata. A rendere evidente ciò sarebbe proprio, tra le altre cose, anche il comportamento di Donald Tusk. Non più ossequioso e reverenziale, ma freddo, formale e distaccato.

Sembra infatti che Tusk abbia smesso di telefonare alla Cancelliera. I suoi messaggi per la Merkel vengono invece pubblicati sul suo account di twitter. Da dove ha pubblicamente ringarziato i Paesi balcanici per avere chiuso le frontiere ai profughi e aver così "implementato parte delle strategie per fronteggiare la crisi migratoria". Esprimendo, così, un parere diametralmente opposto rispetto a quello tedesco, che ha fino all'ultimo tentato di scongiurare la chiusura delle rotta in questione, sostenendo che la Grecia andasse aiutata e non esclusa.

Se in un primo momento la posizione del governo della Merkel sembrava essere maggioritaria in Europa, oggi non è più così. Le resistenze provenienti dai paesi dell'Europa dell'Est, capeggiate dal primo ministro ungherese Viktor Orban, sono state seguite da alcuni Paesi dell'Europa occidentale: il cancelliere austriaco Werner Faymann ha annunciato avrebbe accettato solo un numero contenuto di richiedenti asilo al giorno, generando una reazione stizzita della sua controparte tedesca. Adesso anche un'istituzione europea così prestigiosa come Donald Tusk ha deciso di voltare le spalle alla vecchia amica Angela. Che oggi si ritrova inaspettatamente in minoranza. E che, secondo der Spiegel, ha provocato un'isolamento internazioanle della Germania che non ha precedenti nell'era contemporanea.

Un nuovo equilibrio europeo

La Germania e la Francia non sono più i leader dell'Europa. L'impopolarità crescente (sia internamente che esternamente) dei loro governi e delle loro scelte politiche hanno generato una forte reazione da parte sia degli alleati che degli avversari. L'Austria si è unita in un'alleanza informale con i Paesi del Gruppo Visegrad, con il tacito assenso di Donald Tusk. Sul fronte interno Angela Merkel deve confrontarsi con una forte crescita delle opposizioni di destra, rappresentate principalmente da Alternative fuer Deutschland, il partito che con le ultime elezionir egionali si è posto come terza forza nazionale dopo la Cdu e la Spd. La vera spina nel fianco per la maggioranza cristiano-democratica, però, proviene dalla Baviera, dove i suoi alleati della Csu sono estremamente critici nei confronti dell'azione di governo in materia migratoria e appoggiano apertamente le posizioni di Orban. In questa situazione la Merkel non piò più porsi agli occhi dei propri partner europei come titolare quasi assoluto del consenso dei propri cittadini, venendo invece vista come la leader di una coalizione che sta rapidamente smarrendo i propri consensi.

Secondo der Spiegel, dunque, i muri anti-migranto che negli ultimi mesi sono cresciuti come funghi in tutta l'Europa orientale e mitteleuropea non rappresentano servono solo a respingere i flussi, ma anche le politiche della Germania. Diventando così il simbolo della resistenza anti-tedesca.

La questione turca

Invitando l'Europa ad accettare chiunque fugga da guerre e povertà, Angela Merkel ha fatto della questione morale il proprio principale marchio d'identità. Morale che però le si è ritorta ciontro da quando ha iniziato a essere il principale sponsor della Turchia. Mentre da un lato la Germania critica le barriere anti-migranti in nome della solidarietà e dei diritti umani, dall'altra si fa portavoce di un Paese che sta venendo tarsformato progressivamente in una dittatura sanguinaria. Chiudendo entrambi gli occhi sulle violazioni di ogni diritto nei confronti di minoranze etniche e opposizioni compiute dal governo di Erdogan.

Gli accordi che la Merkel sta personalmente negoziando con Ankara prevedonoe spressamente la violazione delle leggi europee nonchè di ogni diritto dei migranti che, secondo quasi tutti gli osservatori, verrebbero utilizzati come merce di scambio nelle trattative da entrambe le parti. Un elemento, questo, non poco compromettente per chi giustifica la propria linea con l'emergenza umanitaria e con chi accusa di razzismo chi non si allinea alle proprie decisioni. E, anche per questo, sta vendendo messo in discussione il proprio ruolo di leader. Quando l'estate scorsa la Merkel annunciò la sua posizione di apertura la sua popolarità internazionale era forte e stabile, oggi non è più così. E certe prese di posizioni forti comportano rischi che prima non c'erano.

Non tutte le potenze europee sono più filo-tedesche

Secondo der Spiegel la Merkel è un'ipocrita. E nulla mostra la sua ipocrisia più della sua battaglia per la chiusura della rotta balcanica. Con solo qualche centinaio di migranti che entrano ogni giorno, la Germania sarebbe il più grande approfittatore di questa situazione. Ma accettare la chiusura significherebbe riconoscere la sconfitta della propria linea. Che di fatto è già avvenuta, ma riconoscerlo pubblicamente rischierebbe di compromettere il suo ruolo politico. Per questo il suo esecutivo sta ortodossamente difendendo le posizioni iniziali. Mentre il resto dell'Europa va in un'altra direzione. "La rotta balcanica adesso è chiusa" hadetto Tusk. Un dato di fatto che la Merkel non sottoscrive per non dover riconoscere il fallimento, scrive der Spiegel.

Riunitisi la scorsa settimana a Bruxelles, i 28 Capi di Stati dei Paesi membri della Ue hanno garntito al Gruppo Visegrad che le condizioni da loro poste in materia migratoria verranno assecondate. La linea che è passata a livello comunitario è dunque a favore dell'intransigenza detatta da Orban. E boccia clamorosamente quella del suo grande avversario: la Merkel si è vista quindi respingere ufficialmente e apertamente le proprie strategie, cosa che rappresenta un primo precedente significativo all'interno delle dinamiche comunitarie. La Cancelleira ha allora abbandonato al seduta per incontrare privatamente il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu, al quale pare abbia ribadito la propria linea di apertura delle frontiere. Contemporaneamente, però, gli altri paesi comunitari stabilivano una linea differente, con la benedizione di Donald Tusk.

L'ammissione della sconfitta

Der Spiegel non usa mezze parole: la merkel ha fallito nella realizzazione della sua Europa.

Il prezzo delle sue politiche non è solo la crescita e l'affermazione delle forze della destra populista e la frammentazione della società tedesca. Il suo grande fallimento è quello di avere generato un'Europa che non è più unita.

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