Ecco come gli oligarchi russi sfuggono alle sanzioni

Decine di oligarchi russi sono riusciti a farla franca e non subìre alcuna sanzione da parte dei Paesi occidentali: ecco qual è stata la loro "mossa"

Ecco come gli oligarchi russi sfuggono alle sanzioni

Fatta la legge, trovato l'inganno: è un proverbio vecchio quando Matusalemme ma sempre attuale, specialmente in questo periodo in cui i Paesi occidentali provano a rendere difficile la vita degli oligarchi russi con le sanzioni ad personam verso ognuno di loro. Se è vero che, dal 24 febbraio ad oggi, è già 106 il numero totale di oligarchi, familiari e soci sanzionati da Londra e che il congelamento dei beni - il più grande nella storia del Regno Unito - taglierà le principali fonti di entrate della "macchina da guerra" del presidente russo Vladimir Putin, molti altri si sono fatti "furbetti" riuscendo ad aggirare egregiamente il sequestro dei loro beni.

La mossa dei "furbetti" del Cremlino

Come riescono a farla franca? Oltre a svernare in luoghi quali Dubai, Maldive, Caraibi dove portano personalmente i loro mega yacht per stare al riparo dagli occhi indiscreti dei porti occidentali, c'è dell'altro: sono riusciti a coprire i loro investimenti in Italia grazie all'aiuto di società offshore, che svolge cioé la propria attività al di fuori dello Stato o della giurisdizione in cui è registrata, riuscendo in questo modo a salvare i proprio beni sequestrati dopo l'invasione all'Ucraina. Rimane tutto a loro e continuano a godersi, di nascosto, le loro proprietà. Se non possono farlo in prima persona, ci sono aziende che gestiscono per loro affari da milioni di euro con uffici pazzeschi nelle principali città del mondo. Per quanto le sanzioni dei Paesi Nato siano forti, non lo sono abbastanza. Un'inchiesta di Repubblica ha messo in luce questo meccanismo che ha messo in evidenza come miliardari russi abbiano praticamente mantenuto il contollo su tutti i loro averi.

I limiti delle sanzioni

Sono almeno due i grandi limiti delle sanzioni occidentali: non vanno in profondità e non riescono a scalfire gli imperi finanziari che si sono costruiti gli oligarchi per mascherare la reale proprietà. E poi, la lista europea ha tenuto fuori tanti altri personaggi molto vicini a Putin sanzionati, invece, dagli Stati Uniti. Ecco un elenco di nomi sconosciuti alla maggioranza delle persone su ricchi miliardi russi che la stanno facendo franca: il signor Viktor Vekselberg sarebbe il proprietario di Villa Feltrinelli, l’ultima residenza di Mussolini che oggi è diventata un albergo super lusso. Ebbene, il controllo della struttura si trova in mano a una holding cipriota che fa capo a due offshore (il discorso iniziale): una delle Isole Vergini e una di Panama e ciao ciao alle sanzioni.

Ecco chi la fa franca

Un altro nome sconosciuto ai più è quello di Michail Prokhorov, una specie di Paperon de' Paperoni che possiede miniere d'oro, una squadra di basket e si candidò alla presidenza del suo Paese. Cosa possiede? Villa Adriana, a Forte dei Marmi, comparata per 43,5 milioni di euro. Sarà stata sanzionata? Nemmeno per idea, è intestata a una società cipriota che a sua volta appartiene ad un’altra sigla di Limassol, la capitale. Un altro magheggio per mantenere i propri beni. Il quarto uomo più ricco di Russia, invece, si chiama Leonid Mikhelson, che fa affari grazie al gas: nel 2017 ha inaugurato sul canale della Giudecca, a Venezia, uno spazio espositivo dedicato all'arte contemporanea dopo aver ottenuto una super concessione e aver poi creato un ristorante di alto livello. Adesso gestisce tutto la figlia ma i finanziamenti provengono da varie parti del mondo, motivo per il quale il fisco ha messo gli occhi addosso da tempo e, per alcune cose, è a lavoro anche l'Antimafia. Sarà stato sanzionato? Nemmeno per idea, non finora.

Facciamo un altro nome ma ce ne sono decine, di questi: Iskander Makhmudov è soprannominato il "signore delle miniere" e degli impianti delle ferrovie, ha costruito e regalato alla Russia l'impianto del ghiacchio utilizzato a Sochi per le Olimpiadi invernali del 2014. I suoi capitali si muovono tramite le Isole Vergini e i Paesi Baltici.

Con questa rete ha fatto investimenti anche in Toscana, nella Società Agricola Tenuta della Selva: tramite Cipro possiede un casale con piscina nelle colline sopra Siena. Senza spiegazioni, anche Makhmudov non è mai stato sanzionato.

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