Quanto valgono i beni di Putin? La rivelazione di una mail

Miliardi di beni di lusso tra ville, palazzi e yacht tutti riconducibili direttamente a Vladimir Putin: ecco cosa ha scoperto una società investigativa internazionale con il solo "aiuto" di un dominio mail

Quanto valgono i beni di Putin? La rivelazione di una mail

I beni dello Zar, Vladimir Putin, sono enormi e valgono una fortuna: 4,5 miliardi è il "tesoro" scoperto grazie ad una maxi inchiesta che ha coinvolto numerosi giornalisti internazionali che si occupano di investigazione per la Occrp, un consorzio di centri investigativi, media e stampa che lavora in Europa, Asia e America centrale. Tramite il dominio mail LLCInvest.ru sono venuti alla luce case, ville, aerei, yacht tutti riconducibili al presidente russo che nella maggior parte dei casi ha evitato di intestare a se stesso quanto posseduto per non dare nell'occhio ma nell'occhio del ciclone ci è finito lo stesso. La coperta è corta e tutti coloro che possiedono un pezzettino di quella fortuna sono direttamente riconducibili a lui.

La "banca" personale di Putin

Lo avevamo già visto sul Giornale.it ma questa inchiesta a praticamente messo a nudo ogni proprietà putiniana e la sua enorme fortuna: oltre alle ville in Francia e i beni in Svizzera, Putin è stato "generoso" e in questi anni ha intestato anche alcune società ad oligarchi amici di una vita: la banca di riferimento è Rossiya, sede a San Pietroburgo, rinominata dal Tesoro americano come "la banca personale di Putin". Non si sa da dove iniziare l'elenco: per rimanere nella stretta attualità, sul Mar Nero possiede un palazzo già rivendicato da tempo da Alexej Navalny e intestato a un ex-compagno di judo di Putin, Arkady Rotenberg. Come ricorda Liberoquotidiano, poi, una delle società sarebbe gestita da Svetlana Krivonoguikh, milionaria russa di 47 anni anch'essa considerata amante di Putin e madre di una delle sue figlie.

Il vaso di Pandora

Nel linguaggio comune, il vaso di Pandora indica il portare alla luce "circostanze o situazioni nascoste o non ben conosciute". Grazie all'enorme lavoro su LLCInvest.ru sono state scoperte anche le "mosse" concordate tra Putin e i suoi ricchi intestatari che hanno coordinato operazioni fiscali, finanziare, deciso come e dove portare al riparo dalle sanzioni occidentali uno yacht piuttosto che un altro oppure come risistemare un palazzo o una villa (in stile Superbonus 110%). La Stampa scrive che le società che gestiscono quell'enorme fortuna sono almeno 86. "Questo network è incaricato di gestire, e celare, proprietà rilevantissime", scrivono gli esperti. A San Pietroburgo, ad esempio, c'è la cosiddetta "Dacia di Putin", proprietà di amico d'infanzia dello Zar ed ereditata dal figlio tramite una società chiamata North. La scoperta è avvenuta sempre tramite gli indirizzi mail di LLCinvest.ru.

I beni sanzionati

Società e lusso sono strettamente collegati: l'intero elenco è molto lungo e non si sa da dove cominciare. Si sa, comunque, che molti degli yacht collegati a Putin sono sotto sequestro a causa delle sanzioni occidentali come nel caso della società "Revival" che possiede due giganti del mare oggi bloccati. Ad esempio, uno dei depositi dove vengono messi gli yacht durante l'inverno è gestito da un altro amico dello Zar, Dmitry Gorelov, collegato direttamente alla costruzione del palazzo sul Mar Nero di cui abbiamo parlato prima. Ecco i "giri" tutti collegati tra loro dove si trovano sempre gli stessi personaggi e tutti molti intimi di Putin, strane coincidenze. Tra le altre società scoperte grazie al dominio rientra Russair, compagnia aerea con sede a Mosca, che possiede alcuni dei Falcon (jet privati) dove hannp volato amicizie strette del presidente.

La farsa del Cremlino

Stranamente, anche in questa occasione il Cremlino smentisce dicendo che "il presidente della Federazione Russa non è collegato o affiliato in alcun modo con i beni e le organizzazioni menzionati". Dallo stato di salute ai beni, è sempre una continua smentita come se Putin fosse povero e in ottimo stato di salute, magari con qualche anno in meno rispetto a quello anagrafico. È sintomatico, poi, che né Bank Rossiya e nessuno dei dirigenti scoperti dal dominio abbiano risposta a una sola delle domande dei giornalisti investigativi. Come ricorda La Stampa, soltanto uno si è immolato per la patria, dando una risposta per provare a salvare la faccia, la sua. "Sono un dipendente umile e mi faccio gli affari miei. Io firmo solo documenti.

Se la mia azienda facesse parte di una grande holding, non lo saprei". Bravo, lui ha capito che per sopravvivere deve piegare la schiena o farebbe la fine di altri illustri predecessori scomparsi dalla circolazione.

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