Rilasciati i giornalisti di Al Jazeera in cella in Egitto da oltre un anno

Baher Mohamed e Mohamed Fahmy stanno affrontando un nuovo processo. Il collega Peter Greste è stato deportato in Australia

Da sinistra a destra: Mohamed Fahmy, Baher Mohamed e Peter Greste
Da sinistra a destra: Mohamed Fahmy, Baher Mohamed e Peter Greste

Sono stati rilasciati oggi, al termine della prima udienza del nuovo processo a loro carico, i due giornalisti di Al Jazeera ancora trattenuti in Egitto. Sono accusati di diffondere informazioni false per conto del canale del Qatar, offrendo un'immagine edulcorata dei Fratelli Musulmani, che le autorità hanno messo fuori legge dopo il golpe militare e considerano un gruppo terroristico.

Mohamed Fahmy e Baher Mohamed potranno lasciare la prigione, ma il primo dei due dovrà pagare 33mila dollari di cauzione. La differenza di trattamento è dovuta al fatto che Fahmy ha rinunciato alla sua doppia nazionalità, egiziana e canadese, per poter essere espulso come l'australiano Peter Greste.

In aula, Fahmy ha sventolato una bandiera egiziana, ribadendo ai giudici di avere strappato il suo passaporto soltanto dopo avere ricevuto diverse pressioni. Già la settimana scorsa le autorità canadesi avevano annunciato un suo rilascio imminente.

I tre dipendenti di Al Jazeera, arrestati a dicembre 2013, erano in cella da più di un anno. Greste è stato però liberato grazie a un decreto presidenziale che consente ai detenuti di nazionalità straniera di essere rilasciati, a patto che i procedimenti a loro carico continuino all'estero.

Per questa ragione, come hanno fatto notare molti corrispondenti di stanza al Cairo, questa mattina in aula il nome di Peter Greste compariva ancora tra quelli degli imputati.

Peter Greste e Mohamed Fahmy furono condannati a sette anni in primo grado, Baher Mohamed a dieci. Una pena più gravosa dovuta al ritrovamento di una cartuccia di proiettile di sua proprietà.

Il giornalista ha sempre detto di averlo raccolto dopo una manifestazione che aveva coperto.

Lo scorso mese la corte d'Appello aveva ribaltato la sentenza di primo grado. La prossima udienza sarà il 23 febbraio prossimo.

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