Spunta l'hashtag #ZelenskyCriminalWar. Così la guerra si sposta sui social

Ecco cosa si nasconde dietro la diffusione di un hastag volto a promuovere la visione filorussa su Twitter

Spunta l'hashtag #ZelenskyCriminalWar. Così la guerra si sposta sui social

La guerra in Ucraina, da febbraio, si combatte anche su Twitter. Da una parte e dall'altra si cerca di entrare il più possibile tra i “trend” per dare maggiore visibilità alla propria narrazione del conflitto o alla propria propaganda.

Entrare tra i trend a livello internazionale vuol dire riuscire a far passare un determinato messaggio. E per farlo occorre lanciare degli hastag in grado di fare presa e di presentarsi nell'elenco delle argomentazioni più discusse.

Se da un lato Kiev aspira a rendere popolare su Twitter quelli che considera i crimini subiti dai russi, lanciando campagne volte a pubblicare video, foto o immagini di raid e di danni ricevuti dalle azioni belliche, dall'altro Mosca sembrerebbe aver “assoldato” diversi account per diffondere l'hastag #ZelenskyCriminalWar.

Da giorni l'hastag risulta spesso tra i trend. Chi clicca lì, può vedere sia la narrativa del conflitto russa, così come la denuncia di presunti crimini del governo e dell'esercito di Kiev. Ad esempio, nelle ultime ore molti account hanno rilanciato la notizia del via libera dato da Zelensky alla riconquista della parte meridionale dell'Ucraina.

Chi lo ha fatto usando l'hastag #ZelenskyCriminalWar, ha parlato di un governo ucraino la cui volontà è unicamente quella di “mandare al massacro il proprio popolo”. Diversi in questo contesto anche gli account italiani. Sempre con lo stesso hastag sono state rilanciate notizie relative all'uso di civili come scudi umani da parte di Kiev.

C'è chi risponde, alla diffusione dell'hastag contro Zelensky, promuovendo invece l'hastag #PutinCriminalWar. In entrambi i casi a volte c'è chi scrive con l'intenzione di rendere nota la propria prospettiva e chi invece ha l'unico interesse a rilanciare notizie non dimostrabili, se non palesemente false.

Si tratta sempre di troll?

Dietro la diffusione di determinati hastag, ci sarebbe la mano di troll appositamente assoldati per diffondere una determinata narrazione. Washington e Londra hanno spesso accusato i russi di aver creato centinaia di profili falsi per influenzare il dibattito web. Oppure di aver assoldato alcuni utenti sempre per lo stesso scopo.

A volte però si tratta di utenti che in autonomia sposano una determinata causa. Esistono diversi account dove si sostiene al parte ucraina, così come dall'altro lato ci sono, anche nel nostro Paese, molti utenti dalla parte di Mosca. Nel marzo scorso ad esempio tra i trend era entrato l'hastag #GraziePutin.

Questo grazie alla condivisione di post da parte di chi ha visto nell'intervento russo in Ucraina non un elemento da condannare, bensì da celebrare. La diffusione di quell'hastag ha generato non poche polemiche. Così come la diffusione di altri post e altre frasi attribuite a filorussi o a troll vicini a Mosca.

Ad

ogni modo, a prescindere da come la si veda, tra diritto di opinione e intervento di troll nel dibattito, è chiaro come l'attuale guerra e quelle del futuro saranno combattute sui social oltre che sui fronti di battaglia.

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