Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ultimamente esasperato le relazioni tra il proprio Paese e Israele, rivolgendo parole di fuoco all’indirizzo del premier Benjamin Netanyahu.
Durante un comizio tenutosi in questi giorni a Istanbul a sostegno dei candidati Akp alle amministrative del prossimo 31 marzo, il leader anatolico ha infatti preso spunto dalle disavventure giudiziarie del primo ministro israeliano per avanzare nei confronti di quest’ultimo tali accuse: "Oggi, al vertice dello Stato ebraico vi è un ladro matricolato, prossimo all’incarcerazione. Nonostante sia incriminato per corruzione, Netanyahu continua a dare lezioni di civiltà al mondo intero. Colgo comunque l’occasione per augurargli un buon soggiorno nelle prigioni del suo Paese".
Dopo avere etichettato l'esponente del Likud come un "lestofante", il capo dello Stato turco ha messo nel mirino la politica sviluppata finora da Israele nei confronti della popolazione palestinese: "Lo Stato ebraico è subito pronto a tacciare di boicottaggio qualunque Paese si schieri dalla parte degli abitanti della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, da anni soggetti a una brutale occupazione militare israeliana. Noi però non accettiamo affatto di essere accusati da Netanyahu, un tiranno che, con disinvoltura, ha ordinato e continua a ordinare l’uccisione di bambini palestinesi di neanche sette anni di età".
Prima del recente comizio di Erdogan a Istanbul, a generare tensione tra Ankara e Gerusalemme aveva contribuito il portavoce dello stesso presidente anatolico, il quale, facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate ultimamente da Netanyahu circa l’esclusiva appartenenza di Israele al popolo ebraico, aveva bollato il rappresentante del Likud come "razzista".
Le forti accuse lanciate in questi giorni dalle autorità di Ankara a carico del premier israeliano hanno immediatamente provocato la reazione indignata dell’esecutivo israeliano. Lo stesso Netanyahu ha infatti replicato alle esternazioni di Erdoğan definendolo un "dittatore sanguinario" e denunciando la "repressione" ordinata dal politico Akp ai danni della stampa turca. Il primo ministro di Gerusalemme, dopo avere espresso la propria solidarietà agli operatori dell’informazione minacciati e incarcerati per ordine del leader islamico, ha affermato: "Il presidente turco ha perso un’ottima occasione per tacere.
Egli non fa altro che offendere Israele ergendosi a paladino dei diritti umani, pur essendo proprio lui uno dei più spietati nemici delle libertà individuali, in primo luogo della libertà di informazione e di pensiero".
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