Erdogan ratifica la riforma costituzionale della Turchia

Il presidente ha ratificato oggi la riforma della costituzione della Turchia: tutti i poteri al Capo dello Stato. Previsto un referendum il 16 aprile

Erdogan ratifica la riforma costituzionale della Turchia

La Turchia fa un passo avanti verso il ritorno del Sultanato e un altro indietro allontanandosi dalla Repubblica laica fondata da Ataturk poco meno di un secolo fa.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ratificato stamane la riforma costituzionale che trasforma la Mezzaluna in una repubblica presidenziale. La bozza di riforma con gli emendamenti alla costituzione turca era stata presentata al parlamento di Ankara lo scorso 21 gennaio, venendo approvata con 339 voti favorevoli su 550. Tuttavia poiché la proposta di legge non ha ottenuto la maggioranza qualificata dei due terzi dell'assemblea, per entrare in vigore la riforma deve essere approvata anche da un referendum popolare.

La data per la consultazione che dirà la parola ultima sul destino dell'assetto costituzionale del Paese verrà affidata agli elettori il prossimo 16 aprile: se i turchi voteranno Sì, i poteri del premier verranno attribuiti al capo dello Stato (cioè ad Erdogan). Il presidente verrà investito del potere di emettere decreti su diritti personali e libertà fondamentali e acquisirà il diritto di nominare i suoi vice e i ministri come anche i funzionari pubblici. Inoltre potrà convocare le elezioni e proclamare lo stato d'emergenza sottoponendolo all'esame della Grande assemblea legislativa.

Rafforzato inoltre il controllo governativo sul potere giudiziario: il presidente potrà nominare quattro membri all'interno del Consiglio superiore della magistratura, mentre il ministero della Giustizia vi manterrà un seggio permanente. Infine saranno aboliti i tribunali e le commissioni militari, riducendo ulteriormente il peso politico delle forze armate, tradizionalmente assai potenti nella storia della Turchia moderna.

L'unico limite allo strapotere della figura presidenziale - a cui potrà candidarsi qualsiasi deputato di un partito che ha ottenuto almeno il 5% e 100mila voti alle ultime elezioni - è costituito dal numero di mandati al vertice dello Stato, fissato in due.

Una misura che consentirà comunque ad Erdogan, se rieletto nel 2019, di restare alla guida del Paese fino al 2024.

D'altronde nel 2015 il presidente turco aveva svelato di nutrire vaghe ambizioni monarchiche, affermando di voler "essere come la Regina Elisabetta II".

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