Un'altra chiesa sarà moschea: il nuovo "schiaffo" di Erdogan

San Salvatore in Chora, uno degli esempi più belli dell'arte bizantina, tornerà a essere una moschea: l'edificio, che dal 1958 era un museo, ha subito la stessa sorte della basilica di Santa Sofia. Il piano di Erdogan va avanti

Un'altra chiesa sarà moschea: il nuovo "schiaffo" di Erdogan

Dopo Santa Sofia, adesso è il turno di un altro gioiello di architettura bizantina: nei piani del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, anche San Salvatore in Chora è destinata nelle prossime settimane a divenire una moschea.

I media turchi hanno confermato che nelle scorse ore la firma del decreto presidenziale che trasforma il Kariye Müzesi, Museo di Chora in turco, in un luogo di culto islamico. Il decreto in questione, tra le altre cose, ha previsto l'affidamento dell'edificio alla Diyanet, l'ente cioè che in Turchia gestisce gli affari religiosi e che dallo scorso mese di luglio ha preso in carico l'ex museo di Santa Sofia.

San Salvatore in Chora è uno degli esempi più belli e storici dell'architettura bizantina. Il suo nome suggerisce origine molto antiche: per “chora” infatti si intende in greco “campagna”, l'edificio è stato costruito al di fuori della prima cinta muraria di Costantinopoli, quando ancora la città non era andata oltre determinati confini. Soltanto con la costruzione delle mura teodesiane, avvenuta tra il 413 e il 414, la Chiesa è stata integrata pienamente nel tessuto urbano, conservando però il nome Chora.

Con la caduta di Costantinopoli in mano agli ottomani, la basilica ha subito lo stesso destino di Santa Sofia con la trasformazione in moschea. I mosaici, molti dei quali ancora oggi ben visibili, sono stati ricoperti da calce ma non distrutti. Per diversi secoli San Salvatore in Chora ha funzionato come luogo di culto islamico, la sua conversione in museo è più recente rispetto a Santa Sofia ed è risalente al 1958.

Il restauro dei mosaici ha permesso a milioni di turisti di ammirare alcuni degli esempi più significativi dell'arte bizantina. Ma la trasformazione in museo ha rappresentato soprattutto un altro simbolo del carattere laico della Repubblica di Turchia. Il fatto che i principali edifici di Istanbul un tempo di culto cristiano fossero dei musei, ha dato prova della volontà dei vari governi di evitare strumentalizzazioni di natura religiosa.

Fino ad oggi, per l'appunto. Il 24 luglio scorso Santa Sofia, simbolo della metropoli turca, è ufficialmente tornata a essere una moschea con il presidente Erdogan presente nel giorno della prima preghiera dopo 86 anni. Adesso la stessa sorte tocca a San Salvatore in Chora: qui si tornerà a pregare entro settembre.

All'interno di Santa Sofia i mosaici sono stati coperti con dei teli che, promettono le autorità locali, al termine dei lavori si potranno aprire dopo le preghiere per dare modo ai turisti di

ammirarli. Stessa soluzione potrebbe essere adottata per San Salvatore, ma resta il fatto che un altro museo simbolo della laicità della Repubblica turca adesso tornerà a essere considerato un vero e proprio luogo di culto.

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