Visto che anche l'OIanda faceva tanta fatica a decongestionare le terapie intensive, che ancora oggi traboccano di pazienti malati di Covid-19, verrebbe quasi da consigliare all'austero Mark Rutte di fare richiesta dei fondi messi a disposizione dell'Unione europea per rilanciare la sanità pubblica. Potrebbe magari spingere l'Aja ad accedere proprio al Fondo salva Stati che ha a lungo caldeggiato al governo italiano quando eravamo noi a trovarci con gli ospedali in ginocchio e senza respiratori a sufficienza a cui attaccare i casi più gravi. "L'Italia deve imparare a farcela da sola", diceva il premier olandese non più di qualche settimana fa in una intervista a 7, il magazine del Corriere della Sera. Eppure, quando il suo Paese si è trovato in affanno, eccolo accettare di buon grado la solidarietà della Germania che, come annunciato tre giorni fa, ha deciso di coprire tutti i costi dei pazienti olandesi che sono stati curati negli ospedali tedeschi.
La guerra all'Italia
Rutte non ha mai fatto sconti all'Italia. È sempre stato uno dei più violenti detrattori del Belpaese. Ci vede come dei spendaccioni. E probabilmente, visti i bonus a pioggia stanziati dal governo Conte negli ultimi mesi, ha tutte le sue ragioni per criticarci. Ma è anche vero che, quando si è trattato di costruire un'Europa più solidale, capace di affrontare l'emergenza sanitaria ed economica scatenata dalla pandemia, si è messo a capo di un manipolo di Stati, ribattezzati i frugal four (Paesi Bassi, appunto, Austria, Finlandia e Danimarca), per imporre a Roma clausole che rischiano di soggiogarla a Bruxelles. "Gli Stati i quali necessitano e meritano aiuto devono anche far sì che in futuro siano capaci di affrontare da soli crisi del genere in modo resiliente", spiegava tempo fa. Gli aiuti, però, nella mentalità di Rutte, non sono contributi a fondo perduto, ma prestiti. E come tuttii prestiti vanno resi, prima o poi. Da qui la cronaciata per rendere più stringente il Recovery Fund e soprattutto per legare i fondi ottenuti dal Mes agli investimenti in campo sanitario. Una condizione, quest'ultima, per cui l'Aja si è battuta sin dall'inizio.
I contagi in Olanda
Nelle ultime settimane l'Olanda stenta a tenere sotto controllo i nuovi focolai. Nella prima settimana di agosto, secondo l'ultimo report diramato dalle autorità sanitarie, vi sono stati 2.588 nuovi contagi, ben 1.259 in più rispetto a sette giorni prima quando le infezioni erano state 1.329. "Al momento - si leggeva nello studio - vi sono 242 cluster attivi nel paese e il maggior numero di contagi si riscontra nelle regioni di Rotterdam-Rijnmond, Amsterdam, Brabante occidentale e dell'Aja". Le amministrazione di Amsterdam e Rotterdam ha immediatamente imposto la mascherina nei luoghi affollati, ma a preoccupare il governo è soprattutto la pressione che potrebbe tornare a crearsi sulle terapie intensive degli ospedali. Per trovare una soluzione a questa emergenza, come riferito dal quotidiano online Nu, il ministro della Salute ha incontrato nei giorni scorsi il suo omologo tedesco Jens Spahn. I due hanno stabilito che "la Germania coprirà tutti i costi dei pazienti coronaropatici dei Paesi Bassi (e di altri Stati membri dell'Unione europea, ndr) che sono stati trattati in Germania". Un'operazione che agli olandesi fa "risparmiare" circa 2,3 milioni di euro.
La "solidarietà" dei tedeschi
Va subito detto che non sarà solo Rutte a beneficiare della "solidarietà" della cancelliera Angela Merkel. Durante la pandemia, come ricostruito anche da De Telegraaf, Berlino si è fatta carico di pazienti dei Paesi più colpiti dal nuovo coronavirus. Anche italiani, certo. Dall'Olanda ne sono arrivati 58 pazienti, la maggior parte dei quali sono stati portati nel Nord Reno-Westfalia che si trova al confine con i Paesi Bassi. Per mesi li ha assistiti perché, come spiega la stampa locale, "le unità di terapia intensiva nei Paesi Bassi minacciavano di diventare sovraffollate". Attualmente la Germania non sta più ospitando pazienti olandesi all'interno delle proprie terapie intensive. L'ultimo è, infatti, morto ai primi di giugno. Nei giorni scorsi, però, i due governi hanno deciso di tirare una riga sui costi di tutta questa operazione. Berlino non chiederà un solo euro all'Aja. Che a beneficiare di questa solidarietà sia proprio l'austero Rutte, fa quantomeno sorridere e obbliga a porci alcune domande.
Innazitutto, se anche la sanità olandese è andata in difficoltà, perché il governo non fa richiesta dei fondi del Mes per potenziarla? E soprattutto: perché la Germania sta vestendo i panni da potenza benefica? Si dimostra tanto indulgente con i Paesi dell'Unione europea a cui dà una mano... salvo poi imporgli, sempre e comunque, l'austerity senza la quale, probabilmente, gli Stati in difficoltà non avrebbero problemi a cavarsela da soli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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